(Teleborsa) - Nel 2015, il
consumo totale di prodotti petroliferi è stato di 59,6 milioni di tonnellate con una crescita stimata del 3,6% rispetto al 2014. E' quanto ha calcolato l'
Unione petrolifera nel preconsuntivo petrolifero 2015 spiegando che quest'anno, c'è stata "una lieve ripresa per i consumi petroliferi" che rappresenta "un modesto recupero se confrontato con le perdite accumulate negli ultimi dieci anni, pari a oltre 27 milioni di tonnellate (-31%).
Benzina e gasolio, insieme, rileva l'UP hanno rappresentato il 52% del totale dei consumi petroliferi e il 93% nel settore dei trasporti.
Nel 2015,
il prezzo industriale dei carburanti si allinea all’Europa: in un anno i prezzi al consumo sono scesi di 17-20 centesimi. Il prezzo al consumo della benzina è risultato in media pari a 1,54 euro al litro in calo di 17 centesimi al litro rispetto al 2014. Il prezzo al consumo del gasolio, in media, è sceso a 1,41 euro al litro in calo di oltre 20 centesimi rispetto all'anno scorso. Il
peso delle tasse in media, tuttavia, nel 2015 è salito al 66% del totale per la benzina e al 62% per il gasolio rispetto ad una media UE rispettivamente del 63% e del 56%.
Diminuisce il gettito IVA, ma cresce quello delle accise. Il gettito fiscale, pari nel 2015, a 40,3 miliardi di euro, ha mostrato un calo di quasi 900 milioni di euro (-2%) rispetto al 2014, soprattutto nella componente IVA per effetto del forte calo del prezzo dei carburanti. L'IVA totale incassata dallo Stato è stata pari a 12,7 miliardi di euro, oltre un miliardo in meno rispetto al 2014 (-9%). Le accise, pari nel 2015 a 27,6 miliardi di euro (+245 milioni) hanno solo in parte compensato questo calo.
Per il 2016, l'Unione petrolifera stima prezzi del petrolio "non troppo distanti dai 45-55 dollari/barile".
L'UP, rileva che l’elemento caratterizzante del 2015 è stato senza dubbio il
crollo dei prezzi del petrolio che in termini nominali, in media annua, sono
tornati vicini ai livelli del 2005 dopo quattro anni oltre i 107 dollari/barile. Da un valore di oltre 110 dollari/barile nel giugno 2014, si è passati in circa sei mesi a meno di 45 dollari (-60%), con un nuovo picco rialzista di 66 dollari (+47%) registrato nel maggio 2015 e una nuova flessione fino al minimo di 36,60 dollari (-45%) il 12 dicembre.
Determinante, spiega l'Unione petrolifera, è stata "la scelta dell’
OPEC di non intervenire, prima nel novembre 2014 e poi nel dicembre 2015, per stabilizzare il mercato, come invece fece nel 2009 con un taglio di oltre 3 milioni barili/giorno per frenare il crollo di prezzi che in breve tempo passarono da 145 a 35 dollari/barile (-76%).
Il principale rischio per l'economia mondiale "resta quello della
deflazione che potrebbe allontanare le ipotesi di una ripresa più robusta di quella sperata ad inizio 2015".