(Teleborsa) - Il
programma di privatizzazione della Grecia è stato uno dei punti cardine del
piano di salvataggio che Atene ha messo a punto con i creditori ed approvato con lo sblocco degli aiuti per 86 miliardi di euro. Adesso questo piano
rischia un clamoroso flop o quanto meno di subire notevoli ritardi, secondo quanto riporta Bllomberg.
Il
nuovo fondo, costituito per drenare tutta la liquidità proveniente dalla vendita degli asset statali, svolgerà la sua attività per tutta la durata del prestito concesso, per il quale è
prevista una durata di oltre 32 anni.
I funzionari greci hanno bisogno di
più tempo, rispetto a quello concesso, per risolvere questioni legate alla
proprietà dei cespiti immobiliari che dovranno essere venduti e per consentire, nello stesso tempo, di
recuperare parte del valore di mercato perso durante crisi.
Il Fondo monetario internazionale, al riguardo, ha posto una serie di interrogativi sulla sostenibilità del debito della Grecia, poco prima che si giungesse all'accordo di luglio, sottoscritto dalle parti il 14 agosto. Nella recensione del FMI si stima che
Atene sarà in grado di dismettere solo 500 milioni di euro ogni anno, dei 9 miliardi che si appresta a piazzare sul mercato, mettendo in preventivo ulteriori finanziamenti per Atene.
Il vizio è formale e causato da una normativa che prevede la
necessità di creare nuovo valore prima di procedere alle dismissioni del portafoglio detenuto dalla società a controllo statale Public Properties Company, che include tra gli altri numerosi siti in cui si sono svolti i giochi olimpici del 2004.
La macchina della privatizzazioni è comunque già all'opera e l’agenda prevede la
vendita dei due principali porti nazionali, quello di
Salonicco e quello più appetito del
Pireo, a cui sembra fortemente interessata l’azienda di trasporti globali
Maersk, oltre a diversi
aeroporti regionali, per un controvalore stimato di 6,5 miliardi di euro.