(Teleborsa) - Tutt'altro che terminato l'inatteso processo di svalutazione dello yuan per mano delle autorità cinesi.
Stamane la Banca Centrale del Dragone ha operato un
nuovo aggiustamento al ribasso della banda di oscillazione della divisa domestica, pari all'1,6%, dopo il
taglio del 2% deciso ieri.
Il fixing giornaliero dello yuan è passato così a 6,3306 dollari.
Questo ulteriore taglio ha nuovamente turbato i mercati:
le Borse asiatiche sono crollate assieme alle rispettive monete, soprattutto quelle dei Paesi emergenti. Inoltre si è scatenato il
sell-off sulle commodities e sugli
asset considerati più rischiosi.
Eppure la volontà della People's Bank of China di "liberalizzare" lo yuan (ieri l'Istituto ha dichiarato che in futuro il cambio della moneta cinese sarà sempre più determinato da fattori di mercato) ha ricevuto anche il
plauso del Fondo Monetario Internazionale.
Secondo gli analisti questo panic-selling è dovuto principalmente al fatto che la svalutazione dello yuan potrebbe confermare i timori che la seconda economia al mondo si sta raffreddando molto più delle attese.
Non è da escludersi, inoltre, una guerra valutaria. In queste ore si sta facendo avanti l'
ipotesi che la Federal Reserve possa rimandare il primo aumento dei tassi di interesse dal 2006, limitando così la corsa al dollaro.