(Teleborsa) -
Il Pd torna a dividersi, stavolta sulla questione della
riforma delle banche popolari. Il decreto, approvato dal governo lo scorso 20 gennaio, attualmente in presso le commissioni Finanze e Attività produttive della Camera, prevede come noto la trasformazione in SpA delle banche con oltre 8 miliardi di attivi, ma
introduce la possibilità di inserire un tetto dei diritti di voto non inferiore al 5% e per un periodo massimo di 2 anni dalla data di conversione del decreto.
Questa novità introdotta dal Governo è stata fortemente criticata dalla minoranza del Pd, che l'ha ritenuta insufficiente. Secondo Stefano Fassina è si tratta di "un'apertura inutile".
Nel frattempo, la minoranza punta dritto su
altre proposte, come quella di innalzare il tetto degli attivi a 30 miliardi per l'obbligo di trasformazione in Spa.Vari emendamenti di sono susseguiti in quest'ultimo periodo, a firma Boiccia, Civati, Cuperlo e Fassina, tutti miranti ad innalzare tale tetto.