(Teleborsa) - Nessuna sorpresa dalla Federal Reserve, che ieri han lasciato fermo il costo del denaro,
confermando una banda di oscillazione dei Fed Fund fra lo zero e lo 0,25%. Tutto da copione, così come la conferma che l'economia statunitense sta progredendo sotto vari aspetti: mercato immobiliare, mercato del lavoro e così via.
Quel che però preoccupa la banca centrale americana restano gli
shock esterni alla sua economia, prima il crollo del
prezzo del petrolio, citato recentemente fra le variabili che alimentano i rischi legati alla forza della ripresa, poi le fibrillazioni dei mercati finanziari, che sono emerse di recente e sono legate alla tenuta dell'euro ed alla questione greca.
Naturalmente, la Fed non ha citato fattori specifici, ma
ha confermato che avrà "pazienza" sulla tempistica di un eventuale aumento dei tassi di interesse, esprimendo ancora
"preoccupazione per gli sviluppi internazionali", ultima variabile entrata nel pool di quelle cui è legata la guidance della banca centrale statunitense (oltre alla disoccupazione ed all'inflazione).
Quanto ai tassi di interesse, che restano ai minimi storici,
scompare la formula "lasso considerevole di tempo", che sembra confermare uno scenario probabile di rialzo dei tassi a metà 2015, come ampiamente atteso (e scontato) dai mercati.
E Wall Street? I mercati americano hanno chiuso un'altra seduta in forte ribasso con perdite attorno all'1%, risentendo del clima generale di
incertezza presente sui mercati finanziari internazionali ed accogliendo con un certo nervosismo le notazioni della Fed, benché questa abbia preso ancora tempo per una vera e propria exit strategy.
(Foto: Stefan Fussan)