(Teleborsa) - Il presidente della BCE
Mario Draghi e quella della Banca Centrale tedesca
Jens Weidmann, sono nuovamente allo scontro sul principio e sulla quantità degli stimoli all’economia, che la Banca Centrale Europea dovrebbe assicurare per rilanciare in pieno l’economia continentale.
Ancora una volta, dalla riunione del
Fondo Monetario Internazionale (FMI), tenutasi a Washington nel fine settimana, sono emerse le preoccupazioni europee sullo stato dell’economia. In funzione di queste il presidente Mario Draghi ha ribadito che è pronto ad allargare il bilancio della BCE, di ben 1000 miliardi di euro, per respingere la minaccia della deflazione.
Il capo della Bundesbank, Jens Weidmann, ha risposto dicendo che il valore della proposta di Draghi "non è scritta sulla pietra".
"C'è un enorme conflitto in seno al Consiglio direttivo su ciò che la BCE dovrebbe fare", ha dichiarato
Joerg Kraemer, capo economista di Commerzbank AG di Francoforte. "Chiaramente, ancora una volta, si tratta di Draghi contro Weidmann. Alla fine Draghi dovrebbe prevalere e l’Europa avrà a suo modo un
Quantitative Easing, il prossimo anno".
La BCE sta gonfiando il suo bilancio cercando di rivitalizzare l'inflazione e risollevarla dall’attuale misero 0,3%, il più basso livello degli ultimi cinque anni.
Con l'acquisto di asset del settore privato, previsto per questo mese, o continuare ad accettare garanzie dalle banche in cambio di prestiti a basso costo, si sta spingendo più liquidità nell'economia. Ancora irrisolto il dubbio se si compreranno
titoli del debito sovrano dai paesi euro-deboli, argomento considerato tabù in Germania, dove i politici si preoccupano dell’ammontare generale dei governi da finanziare.