(Teleborsa) - Il
primo ministro iracheno Nouri al-Maliki ha incontrato ieri i vertici dell'esercito invitandoli, malgrado non ceda volentieri la mano al suo successore designato al-Abadi, a tenersi fuori dalla crisi politica che da oltre tre mesi attanaglia l'Iraq.
L'incontro si è reso necessario perché In precedenza, miliziani e soldati, avevano un ventaglio di opzioni da esercitare nella capitale irachena per una dimostrazione di forza, dopo che
l'esplosione di un'autobomba ha ucciso sei persone in città.
La
delegittimazione di Maliki si è manifestata con un numero crescente di paesi che hanno spostato il loro supporto al
premier designato Haidar al-Abadi, nel tentativo di rompere lo stallo in cui è caduto il paese nell'ultimo trimestre, che ha rallentato, se non addirittura ostacolato, gli sforzi per resistere all'offensiva dagli insorti sunniti dello Stato Islamico.
Dopo gli Stati Uniti e l'Unione europea,
anche la Lega Araba e le potenze della regione come l'Arabia Saudita e l'Egitto, hanno espresso sostegno per Abadi. L' Iran sciita, che in origine è stato un sostenitore chiave di Maliki, ha detto di approvare il "cambio di direzione", senza nominare Abadi.
"Non c'è nulla di più importante della creazione di un nuovo governo in Iraq, in modo che il paese possa stabilizzare la sicurezza intera", ha detto Eid-Oakden, Amministratore Delegato di Arabia Monitor, autorevole agenzia di studi economici dell'area medio orientale.
Gli Stati Uniti e i suoi alleati, in comunione d'intenti, hanno ribadito: "cercheremo di vedere questi progressi politici, prima di sostenere ulteriormente l'esercito iracheno".