(Teleborsa) - Primo maggio molto articolato a livello politico istituzionale, quello passato ieri. Ha cominciato Napolitano a suonare le trombe, di prima mattina, lanciando un vero e proprio appello contro la disoccupazione. "Se volessimo dare un nome a questa giornata del Primo Maggio, non é eccessivo parlare di allarme lavoro". Ha esordito così il Presidente della Repubblica, dal Quirinale.
Napolitano ha poi sottolineato nel suo discorso, la necessità di non cedere alla rassegnazione e al fatalismo, sollecitando il governo a fare presto perché "il confronto é fisiologico e il dissenso pienamente libero di esprimersi, ma le scelte conclusive non possono tardare a lungo".
Oltre a citare il Governo, il Presidente Napolitano ha citato anche il ruolo dei sindacati che "per loro natura hanno storicamente sempre avuto difficoltà a rappresentare, insieme con il lavoratori, chi il lavoro non ce l'ha. Ma anche salvaguardare posti di lavoro a rischio, oggi, implica azioni diverse da quelle tradizionali di difesa condotte dai sindacati".
I sindacati, invece, dal palco di Piazza XX Settembre, a Pordenone, hanno esortato il Governo a cambiare atteggiamento nei confronti dei lavoratori.
"Il governo non pensi che si possa continuare, come è stato fatto in questi anni, con una politica che scarica i costi sui lavoratori e sui pensionati, che non ha creato posti di lavoro e che continua a impoverire il Paese", ha detto la leader della Cgil, Susanna Camusso.
"È un Primo maggio di speranza che l'Italia possa andare avanti cambiando e ripartendo dalla produzione", ha esclamato invece Raffaele Bonanni, segretario della Cisl. "È un Primo Maggio senza lavoro, ma noi oggi sottolineiamo la volontà di reagire alla produzione che è calata e al tasso dei disoccupati. Chi vuole rinnovare il Paese ci sta prendendo in giro, perché il lavoro non si fa con le norme, ma con la buona economia".
Sulla stessa linea Luigi Angeletti, segretario della Uil, che appella come "una stupidaggine" l'idea del governo di un confronto online e via email sulla riforma: "Cambiare il Paese si deve e si può, ma insieme ai cittadini italiani, quindi anche insieme ai sindacati". Occorre non solo umiltà", continua Angeletti, "ma vera conoscenza dei problemi di questo Paese"