(Teleborsa) - La Commissione Europea mette il dito nella piaga degli squilibri economici che scaturiscono dagli esami approfonditi relativi alle economie di 17 Stati membri. E' quanto messo in luce da Bruxelles nel rapporto sulla valutazione degli squilibri macroeconomici e sulle raccomandazioni per rimettere l'Europa sulla strada della crescita economica.
"Dall'analisi presentata, oggi emerge che gli Stati membri stanno progredendo nell'affrontare le sfide economiche, ma i progressi non sono omogenei e, in alcuni casi, gli sforzi vanno intensificati," ha dichiarato Olli Rehn, vicepresidente della Commissione Europea aggiungendo :"auspichiamo una risposta risoluta da parte degli Stati membri e siamo pronti ad affiancarli in una partnership costruttiva per le riforme a sostegno della ripresa e della creazione di nuovi posti di lavoro."
Anche se la ripresa economica sta prendendo piede, il cammino rimane ostacolato da diverse sfide.
Gli Stati più grandi forniscono un importante contributo alla crescita in Europa. Per quanto riguarda i paesi più grandi della zona euro, la Germania dovrebbe orientare le priorità strategiche verso il rafforzamento della domanda interna e della crescita a medio termine, mentre la Francia e l'Italia dovrebbero affrontare gli ostacoli alla crescita a medio termine pur dedicandosi alle riforme strutturali e al risanamento di bilancio; la Spagna, invece, dovrebbe proseguire il processo di riduzione ordinata dell'indebitamento e di trasformazione strutturale dell'economia che contribuirà a una crescita sostenibile, oltre ad affrontare le sfide sociali. Secondo Bruxelles è necessario puntare sugli investimenti e rilanciare la domanda, contrastare la frammentazione finanziaria e affrontare la sfida dell'indebitamento e del riequilibrio a fronte di un tasso di inflazione estremamente basso e di un clima economico difficile. La Commissione ritiene che siano quattordici gli Stati membri che presentano squilibri: Belgio, Bulgaria
Germania, Irlanda, Spagna, Francia, Croazia, Italia, Ungheria, Paesi Bassi, Slovenia, Finlandia, Svezia e Regno Unito. Nel caso di Croazia, Italia e Slovenia, tali squilibri sono considerati eccessivi. Secondo Bruxelles, "l'Italia deve contrastare un debito pubblico molto elevato e una competitività esterna debole. Entrambi gli aspetti sono ascrivibili al protrarsi di una crescita deludente della produttività e richiedono un intervento urgente e risoluto per ridurre il rischio di effetti negativi per l'economia italiana e per la zona euro".