(Teleborsa) - Si è conclusa con uno storico accordo la quattro giorni di negoziati tra l'Iran e i cosiddetti "5+1" (USA, Russia, Gran Bretagna, Cina, Francia, ovvero i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, più la Germania) sul programma nucleare di Teheran, accusata di perseguire fini bellici.
La posta in gioco era alta e la fumata bianca tutt'altro che scontata, visto il nulla di fatto dell'incontro tenutosi a inizio novembre.
Ma questa volta la diplomazia è riuscita a trovare un
primo accordo della durata di sei mesi, che potrebbe tradursi in qualcosa di definitivo solo se verrà rispettato esattamente come indicato nelle quattro pagine di dettagli approntate al termine del summit.
L'intesa prevede, in estrema sintesi, che l'Iran interrompa l'arricchimento di urano sopra il 5%, che permetta ispezioni "intrusive", che neutralizzi al 20% le scorte di uranio arricchito, che non prosegua nello sviluppo dell'impianto di Arak, sospettato di produrre plutonio.
In cambio a Teheran non verranno imposte nuove sanzioni connesse al nucleare, mentre quelle vecchie saranno alleggerite, permettendo a Paese di poter contare su circa 7 miliardi di dollari di risorse, legate principalmente a petrolio e altre materie prime.
Entusiasta il Presidente USA, Barack Obama: "oggi la diplomazia ha aperto una nuova strada per rendere più sicuro il mondo", ha spiegato in una conferenza stampa.
Non è dello stesso avviso Israele. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha infatti parlato di un "cattivo accordo" che fa solo il bene dell'Iran, oltre che di "errore storico".