Il dollaro forte ha incrementato le importazioni americane e scoraggiato l'export: mentre le importazioni sono aumentate di 556,1 miliardi di dollari, le esportazioni sono cresciute di 453,1 miliardi. Era prevedibile, e non è affatto una novità: succede sempre così quando la Fed alza i tassi di interesse, attirando i capitali.
Mentre
le merci dei Paesi che hanno visto svalutare la loro moneta, dall'euro alla sterlina fino allo yen, si vendono a sconto, anche del 20/30%, quelle
americane costano di più: un pasticcio.
Non solo il deficit commerciale complessivo, per merci e servizi, è peggiorato di 103 miliardi di dollari,
passando dagli 845 miliardi di dollari del 2021 ai 948,1 miliardi del 2022, ma si è verificato un andamento particolarmente negativo: il maggior deficit complessivo non è stato determinato solo dal peggioramento di 101,5 miliardi di dollari del deficit relativo alle merci (+9,3%), quanto anche dalla riduzione, a dire il vero marginale ma significativa, del surplus relativo ai servizi, con -1,6 miliardi di dollari (-0,6%).
I
prodotti energetici ha dato un buona spinta all'export statunitense: sui 310,5 miliardi di dollari di aumento complessivo delle esportazione di merci, il petrolio grezzo ha segnato +47,5 miliardi, i combustibili da autotrazione +28,1 miliardi, gli altri prodotti petroliferi +26,8 miliardi, il gas naturale +22,9 miliardi, per un totale di +125,3 miliardi di dollari. In pratica,
l'aumento dell'export per merci è stato dovuto per il 40% ai prodotti energetici.
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