L'Occidente è di fronte alla fine dell'illusione iniziata con la Greenspan Put, poi denominata Qe: quella di superare le crisi determinate dagli squilibri economici e finanziari incontenibili con la immissione massiccia di nuova moneta da parte delle Banche centrali, in primo luogo di dollari, ma ormai da un decennio anche di euro.
Abbassare i tassi di interesse aiuta chi ha debiti ed è in difficoltà per onorarli, ma così lo si incoraggia a contrarne altri: per evitare un piccolo fallimento, si lastrica la strada ad uno ancora più grande.
Acquistare titoli del debito pubblico o altri asset garantiti già in circolazione, a fronte della creazione di nuova moneta, consente al mercato che li ha ceduti alle banche centrali di finanziare altri investimenti, di sottoscrivere la emissione di altri titoli, di creare altro credito.
Tutto funzionerebbe se questa nuova moneta fosse utilizzata per sanare gli squilibri sottostanti, quelli che hanno determinato le crisi, e non a riprodurli sempre più gravi.
Siamo invece alla
resa dei conti: nel sistema economici internazionale
non è più sostenibile che alcuni Paesi si indebitino sempre di più e che gli altri accumulino sempre nuovi crediti: perché queste partite destabilizzano sia i primi che i secondi. Per riequilibrare i conti, i primi devono ridurre i propri acquisti dai secondi, che ne risentirebbero: per questo si illudono di poter continuare a vendere a credito. Ma a questo credito si contrappone un debito di eguale dimensione, sempre più difficile da rimborsare.
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