Con lo slogan MAGA, acronimo di "Make America Great Again", la Presidenza americana di Donald Trump aveva preso atto di un errore strategico: la New Economy basata sulle tecnologie informatiche e di telecomunicazioni su cui gli Usa avevano puntato a partire dagli Anni Ottanta non era stata in grado di sostituire né in termini di occupazione, né di valore della produzione, le importazioni dall'estero delle merci prodotte dalla Old Economy. La industria manifatturiera era stata infatti abbandonata progressivamente per delocalizzare dapprima in Messico e poi in Cina.
Nel processo di
globalizzazione dei mercati, soprattutto a partire dal 2001 quando la Cina entrò a far parte del WTO, alla crescita economica della Cina medesima era corrisposto un
progressivo impoverimento degli Usa, costretti ad importare merci a debito anche dall'Europa. La componente di esportazione dei Servizi, su cui avevano puntato gli Usa, non era riuscita a compensare l'importo delle merci importate, nonostante la riduzione del loro valore unitario che era stata determinata dai bassi costi salariali impliciti.
La strategia di
riequilibrio delle relazioni commerciali con l'estero, al fine di riassorbire l'enorme deficit con la Cina che fu impostata dalla presidenza Trump, si basava sulla imposizione di dazi a carico delle importazioni dalla Cina, rendendole artificiosamente più care per i consumatori americani: aumentandone il costo, la produzione domestica sarebbe diventata competitiva.
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