Bisogna prepararsi subito, ed anzi è già tardi, in vista del ripristino dei vincoli del Fiscal Compact, che sono stati sospesi a partire dal 2020 e prevedibilmente fino al 2022 per tener conto della avversa situazione macroeconomica determinata dalla epidemia di Covid-19.
Va di moda, da qualche tempo, parlare di "
debito buono", quello che serve per finanziare gli investimenti pubblici che sostengono la ripresa economica. Intanto, bisogna intendersi bene: in termini corretti, si tratta del deficit annuale che viene contratto sul mercato per finanziare spese di parte capitale iscritte nel bilancio.
Questo indebitamento sarebbe "buono" perché serve a far crescere il PIL reale, ad aumentare il "PIL potenziale", quello che consente una crescita senza inflazione. Quello "cattivo" è invece quello che serve per finanziare la spesa corrente.
Tutte chiacchiere, che non ci interessano affatto! In
Italia il deficit non è né "buono" perché finanzia gli investimenti, né "cattivo" perché finanzia spese correnti, ma
è assolutamente "inutile" perché serve solo a pagare una quota degli interessi.
Il
debito è una valanga, si appesantisce sia in valori assoluti che in percentuale sul PIL: i sacrifici che abbiamo fatto e quelli che dovremo fare saranno assolutamente inutili.
Nel nostro Paese, è
dal 1992 che salvo gli anni di crisi conclamata (prima il biennio 2009/2010 ed ora il triennio 2020/2022)
il deficit pubblico è servito a finanziare solo quella quota degli interessi che non vengono pagati con il gettito fiscale.
Nei trenta anni che vanno dal 1992 al 2022, il bilancio pubblico dell'Italia ha registrato un saldo primario attivo, fatta eccezione per questi cinque anni di crisi: il totale delle entrate del bilancio è stato sempre superiore al totale delle spese calcolate al netto di quelle per interessi.
In Italia, tra il 2007 ed il 2019,
il debito pubblico è aumentato di 732,3 miliardi (passando da 1.677,3 a 2.409,9 miliardi); la spesa per interessi sul debito pubblico è stata di 892,7 miliardi di euro, di cui 287,3 miliardi sono stati pagati con le entrate di bilancio per via del saldo primario attivo, ed i restanti 605,4 miliardi mediante nuovo deficit annuale. In pratica, neanche un euro di deficit (fatta eccezione per i cinque anni di crisi, di cui si è detto) è mai andato a finanziare la spesa in conto capitale e tanto meno la spesa corrente.
I "sacrifici" sulle spese e con le entrate servono solo a pagare una quota degli interessi, perché per il resto si provvede con il deficit, e quindi contraendo nuovo debito.
C'è un punto, ulteriore, che va messo in luce: già a partire
dal 2023, il saldo primario del bilancio tornerà attivo, e quindi il deficit sarà inferiore all'ammontare degli interessi da pagare sul debito: ne risentirà la crescita, che a partire dal 2023 calerà in modo drastico. Dopo il rimbalzo nel 2021 e nel 2022, rispettivamente con un +4,2% ed il +3,6% dopo il -8,9% del 2020, nel 2023 è previso un +1,6% che si ridurrà al +0,9% nel 2024 e nel 2025 ed al +0,8% nel 2026.
Ancora nel 2026, secondo le
previsioni del FMI che abbiamo utilizzato, se proprio tutto andrà bene, il PIL reale dell'Italia arriverà appena a 1.768,3 miliardi di euro, quando era stato di 1.795,1 miliardi nel 2007: dopo vent'anni, saremo ancora sotto di 26,8 miliardi di euro.
E, nel frattempo, avremo pagato 1.262 miliardi di euro per interessi, mentre il debito pubblico sarà cresciuto di 1.311 miliardi, quasi raddoppiandosi: passerà infatti dai 1.677,7 miliardi del 2007 ai 2.988,6 del 2026. Nel complesso, l'Italia avrà pagato interessi per ben 1.262,3 miliardi di euro.
E' stato e sarà tutto assolutamente inutile: dalla messa in sicurezza dei conti pubblici nel 2008 al decreto "
Salva Italia" del 2011, dal
Fiscal Compact al
Qe ed al
PEPP della Bce, fino al
Recovery Fund della UE.
Il Deficit italiano?Né Buono, né Cattivo... ma Inutile! Non finanzia investimenti, né spesa corrente, ma solo parte degli interessi sul debito(Foto: © David Carillet/123RF)
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