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UpB: bene 2023, rischi al ribasso su 2024. PNRR "fondamentale"

Presentato il rapporto dell'Ufficio Parlamentare di Bilancio sulla politica di bilancio

Economia
UpB: bene 2023, rischi al ribasso su 2024. PNRR "fondamentale"
(Teleborsa) - Nel 2022 l'economia italiana ha mostrato segni di resistenza agli shock avversi: è cresciuta del 3,7 per cento, più dei maggiori partner europei, sospinta diffusamente dalla domanda, in particolare dai consumi delle famiglie, dagli investimenti fissi lordi e dalle esportazioni E' quanto emerge dal Rapporto sulla politica di bilancio dell'UPB presentato oggi.

La crescita del PIL dell’Italia nel primo trimestre di quest’anno (0,6 per cento in termini congiunturali) - si legge - è risultata migliore delle attese, sia del Ministero dell’Economia e delle finanze (MEF) sia del panel UPB. Al momento si qualificano quindi rischi al rialzo sulle stime di quest’anno. Nel medio periodo (specialmente per il 2024) i fattori di rischio per il nostro Paese si confermano invece orientati al ribasso, così come le attese sul contesto economico globale.


Quanto alla realizzazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e i suoi tempi "rappresentano un elemento fondamentale di cui tener conto nella valutazione delle previsioni macroeconomiche e di finanza pubblica. Attualmente, secondo una stima aggiornata dell’UPB, il PNRR avrà un impatto sul PIL di quasi tre punti percentuali al 2026. In questo momento è in corso una riformulazione del Piano volta a favorire la realizzabilità dei progetti. Le conseguenze sui saldi di bilancio e sull’economia dovranno essere pertanto attentamente valutate".

Andranno colte a pieno - si legge nel Rapporto - tutte le opportunità aperte dalla revisione del PNRR per assicurare nuovo slancio all’azione di riforma e al potenziamento infrastrutturale, entrambi essenziali per superare i divari generazionali, di genere e territoriali e consentire all’economia di affrontare le sfide tecnologiche e ambientali che attendono il Paese.

Per la finanza pubblica il 2022 può essere visto come "un anno ancora di emergenza". Nel dettaglio: il disavanzo delle Amministrazioni pubbliche è risultato pari all’8 per cento del PIL, in riduzione rispetto all’anno precedente (9 per cento) ma ancora elevato per il terzo anno consecutivo. Hanno pesato in particolare i diversi interventi volti a fronteggiare gli effetti della crisi energetica e la nuova contabilizzazione di alcuni bonus edilizi (Superbonus e Bonus facciate). Rilevante è stato anche il concorso della maggiore spesa per interessi, oltre 83 miliardi, quasi 20 miliardi in più del 2021. Dopo otto anni di riduzioni consecutive anche in termini nominali, gli oneri per il servizio del debito sono tornati a crescere di oltre il 10 per cento nel 2021 e di oltre il 30 per cento nel 2022. Al netto della nuova contabilizzazione del Superbonus e del Bonus facciate, il disavanzo sarebbe stato pari al 5,7 per cento del PIL, sostanzialmente in linea con gli obiettivi programmatici. Il rapporto tra il debito pubblico e il PIL è diminuito a fine 2022 al 144,4 per cento, in calo di 5,5 punti percentuali rispetto al 149,9 per cento dell’anno precedente.

Il 2023, dopo il periodo di emergenza, può essere considerato un anno di transizione. Il disavanzo programmatico del DEF (che tiene conto anche degli effetti del DL 48/2023 recentemente approvato) dovrebbe calare in maniera rilevante, al 4,5 per cento del PIL, beneficiando anche del notevole ridimensionamento degli effetti del Superbonus e del Bonus facciate e della consistente diminuzione delle misure contro il caro energia.

In prospettiva - emerge dal rapporto - che il triennio 2024-26 dovrebbe essere caratterizzato dal graduale ritorno alla “normalizzazione” della politica di bilancio, dopo l’eccezionalità della sospensione dei vincoli numerici del Patto di stabilità e crescita.

Lo scenario programmatico di finanza pubblica del DEF 2023 "conferma il sentiero di riduzione di deficit e debito pubblico in rapporto al PIL. Viene confermato l’obiettivo di un deficit al 3 per cento del PIL nel 2025 (3,7 per cento nel 2024), e si programma un’ulteriore riduzione al 2,5 per cento nel 2026. Anche la strategia di riduzione graduale del rapporto tra il debito pubblico e il PIL è stata ribadita: dopo il calo registrato nel 2022, il rapporto tra il debito pubblico e il prodotto è atteso diminuire ancora negli anni successivi, passando dal 142,1 per cento nel 2023 al 140,4 per cento nel 2026".

Quanto all'obiettivo di ridurre il rapporto tra il debito pubblico e il PIL con un percorso di graduale aggiustamento di bilancio che eviti un impatto troppo sfavorevole sulla crescita e in un contesto di programmazione di bilancio più stabile nel tempo "appare in linea con lo spirito delle proposte di riforma del quadro di regole di bilancio della UE. Tuttavia, nel 2024, anno in cui verrà rimossa la clausola che ha sospeso le regole attuali del Patto di stabilità e crescita, il deficit è ancora previsto oltre il 3 per cento del PIL; il percorso di riduzione del rapporto tra il debito pubblico e il PIL prevede diminuzioni nel triennio 2024-26 pari in media a circa 0,6 punti percentuali, meno di quanto prospettato in precedenza".
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