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Confindustria, forniture critiche Italia pari al 16% delle importazioni

Economia
Confindustria, forniture critiche Italia pari al 16% delle importazioni
(Teleborsa) - Esistono 333 prodotti critici rispetto ai quali l’industria italiana risulta "stabilmente vulnerabile", rappresentativi del 9% del valore dell’import italiano pari a circa 17 miliardi di euro. Nel complesso, le dipendenze critiche dell’Italia si aggirano intorno al 16% del totale delle importazioni in valore nel periodo 2012-2021 (29 miliardi di euro circa su 187 in media all’anno) e intorno al 7% come varietà di prodotti rispetto a tutte le tipologie importate (370 prodotti su 5.042). Lo rivela una analisi condotta dal Centro Studi Confindustria, intitolata "Le dipendente critiche e strategiche dell'industria italiana" a firma Gianluca Fiorindi, Cristina Pensa, Matteo Pignatti, Chiara Puccioni.

Dall'analisi emerge che la filiera industriale più "dipendente" è quella delle commodity, chimica ed energia, seguita dai trasporti; come varietà di prodotti si aggiungono anche il tessile e i metalli. La Cina è di gran lunga il maggiore fornitore di prodotti critici per l’industria: 25% in valore (principalmente ICT) e 22,5% in varietà (soprattutto nel tessile).

Oltre al criterio della dipendenza, esistono altri due criteri di selezione delle forniture di prodotti critici, legati alla strategicità ed al fattore geopolitico. Un prodotto si definisce strategico per un paese se è indispensabile per le transizioni green e digitale o per la sicurezza nazionale o per la tutela della salute delle persone. Inoltre, è importante quantificare anche i rischi politici e climatici nei paesi di fornitura.

Dei prodotti critici per l’industria italiana, poco meno della metà si può definire strategica, per un valore di oltre 10 miliardi di euro (61% dell’import critico). Si tratta principalmente di minerali, metalli o altre materie prime (coinvolti nella transizione verde) e di prodotti farmaceutici e principi attivi.

Quasi la metà delle forniture critiche dell’industria italiana presenta poi un alto rischio geo-politico o climatico, soprattutto nelle filiere dei trasporti, del tessile e dell’agroalimentare, e anche dell’ICT, media e computer.

Intersecando i criteri di selezione per strategicità e per rischio, infine, si ottiene una lista finale di 62 prodotti fortemente critici per l’industria italiana, che attivano circa 5 miliardi di import (ben il 38,5% di quello critico) e riguardano soprattutto le filiere dell’ICT e dei trasporti.

Pe ril CSC quindi, nella definizione delle politiche europee, è necessario individuare le criticità del sistema industriale, distinguendo tra materie prime e semilavorati, per promuovere scelte strategiche. Occorre: favorire l’integrazione europea nei segmenti di mercato già coperti (estrazione, trasformazione, prodotti finiti); definire obiettivi “tecnologicamente” raggiungibili, con lo stanziamento di risorse adeguate; rafforzare le filiere prioritarie, anche grazie ad accordi di collaborazione industriale con paesi terzi.
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