(Teleborsa) - Torna l'interesse generale sul binomio
inflazione e tassi, di fronte alle nuove sfide poste alla BCE dalla guerra dei dazi avviata da Trump. Il tema è al centro dell'ultima
Ecopillola dell'economista
Andrea Ferretti, che ipotizza le prossime mosse dell'Eurotower alla luce dello scenario atteso.
1 - L'inflazione A febbraio - dati provvisori -
l'inflazione nell'Eurozona si è posizionata
al 2,4% su base annua, lievemente al di sotto del dato di gennaio. Da evidenziare che questo livello di inflazione deriva da
andamenti non omogenei nelle principali economie europee. Infatti,
l'inflazione, scesa in maniera decisa in Francia, è rimasta stabile in Germania e Spagna e lievemente cresciuta in
Italia dall'1,5%
all'1,7%. Per quanto riguarda il nostro Paese, questo aumento è derivato in buona parte da un'
accelerazione dei beni energetici, mentre i prodotti ad alta frequenza di acquisto sono rimasti stabili. Analogamente è rimasta stabile all'1,8% l'inflazione di fondo, ossia quella al netto delle fonti energetiche e dell'alimentare fresco.
Dunque, al momento uno
scenario sotto controllo, ma soggetto ad elevata variabilità, fattore che ha portato la BCE a rivedere al rialz
o l'inflazione 2025, dal 2,1% al 2,3%, ed a rinviare al 2026 il raggiungimento del target di inflazione, fissato come noto al 2%.
Per quanto riguarda questa instabilità dei prezzi, bisogna sottolineare che l'improbabile guerra dei dazi scatenata da Trump, abbinata agli inevitabili contro-dazi, genererà verosimilmente un
andamento ondivago ed incerto dei prezzi, sia in Europa che negli Stati Uniti. Più in particolare, nel breve periodo, i prezzi saranno esposti a forti pressioni al rialzo, mentre nel medio-lungo termine, i prezzi potrebbero subire invece pressioni ribassiste derivanti da una riduzione dell'export e dal rallentamento degli investimenti. Secondo Goldman Sachs, l'inflazione USA, che peraltro oggi fatica non poco a scendere sotto la soglia del 3%, potrebbe crescere di uno 0,6% a causa dei dazi imposti a Canada e Messico.
2 - I tassiIn questo scenario, la BCE, il 6 marzo, ha
ridotto i tassi di ulteriori 25 basis points - sesto ribasso consecutivo - portandoli al 2,50%. Ora, se questa decisione era scontata, non appare per nulla scontata la postura che la BCE vorrà prendere nel corso del 2025. Emblematica, a questo proposito, la posizione della signora
Lagarde, che ha dichiarato che oggi
l'incertezza è particolarmente elevata, enorme, per non dire fenomenale.
Anche perché la BCE potrebbe trovarsi nuovamente davanti ad un
bivio diabolico: rivitalizzare con la politica dei tassi aggressiva un'economia europea in stagnazione a causa dell'incertezza geopolitica e di una transizione non sostenibile verso il green, oppure rallentare la discesa dei tassi per evitare che i dazi di Trump vanifichino i risultati sin qui ottenuti nella battaglia anti-inflazione.
3 - Cosa farà la BCEIn questo scenario, verosimilmente, la
BCE procederà con grande cautela, in attesa che la situazione si definisca meglio, sia sul fronte bellico che su quello dei dazi. Più in particolare, l'Istituto centrale potrebbe concedersi una pausa nella prossima riunione del 17
aprile, per poi procedere ad
ulteriori due tagli da 0,25% ciascuno, in maniera da raggiungere un
tasso del 2% entro la fine del 2025. Ovviamente, nell'ipotesi che a Trump e a Putin non balzino in testa nuove brillanti idee.