(Teleborsa) - Il ministro dell'Economia,
Giancarlo Giorgetti, ha spiegato che nella stesura della
Legge di Bilancio "il confronto all'interno dell'esecutivo ha dovuto individuare una sintesi tra le diverse istanze e i vincoli, interni ed esterni, di bilancio. È stato un lavoro niente affatto facile, ma ritengo che sia stato fatto il meglio possibile, da un lato, per fornire risposte concrete alle esigenze immediate e, dall'altro, per gettare le basi dell'attuazione graduale del programma di legislatura". Cel corso di un'
audizione sulla
manovra davanti alle commissioni bilancio di Camera e Senato, Giorgetti ha aggiunto che la cresciuta economica nel 2023 potrebbe essere rivista al ribasso rispetto allo 0,8% stimata nel Documento programmatico di bilancio.
"L'attività non è difforme da quanto preventivato in sede di stesura della
Nadef, che prefigurava una graduale
ripresa, con un
ultimo trimestre dell'anno in ulteriore miglioramento rispetto al terzo – ha affermato il ministro –. La nostra modellistica a breve, alla luce dei dati più recenti ci conferma queste indicazioni". "Tuttavia – ha aggiunto – se la stima preliminare relativa al terzo trimestre dovesse essere confermata, l'obiettivo di crescita per l'anno in corso contenuto nel
Documento programmatico di Bilancio (0,8 per cento) potrebbe essere soggetto ad una, sia pure contenuta, correzione al ribasso. Allo stato attuale, risulta trascurabile l'impatto sulla crescita del 2024".
"Gli
oneri del
debito sono condizionati anche dal merito di credito del nostro Paese, che a sua volta è legato alla capacità di crescita della nostra economia e all'adozione di politiche sostenibili e responsabili – ha poi sottolineato Giorgetti –. Su questo abbiamo dato un segnale preciso, che gli investitori sembrano aver apprezzato". "Il disavanzo pubblico è infatti previsto scendere al di sotto della
soglia del
3 per cento entro il 2026, per rispettare non solo i vincoli europei, ma anche per realizzare il necessario consolidamento dello stock del debito" ha aggiunto il Ministro.
"L'andamento del
rapporto debito/PIL dei prossimi anni è fortemente influenzato dall'aumento del fabbisogno di cassa riconducibile agli
incentivi edilizi, in particolare il superbonus", ha sottolineato il Ministro sottolineando che "la spesa per
interessi passivi in rapporto al PIL è prevista raggiungere il 4,6 per cento nel 2026", stima elaborata considerando una progressiva salita dei
rendimenti anche nei prossimi anni, sebbene con un ritmo inferiore a quello che ha avuto luogo a partire dalla fine del 2021. Il secondo fattore che limita gli spazi di manovra, ha precisato Giorgetti "è rappresentato dall'andamento della spesa per prestazioni sociali".
Il ministro Giorgetti ha poi assicurato che "la
manovra, coerentemente con quanto esposto nel Documento Programmatico di Bilancio presentato alla
Commissione Europea lo scorso ottobre, è conforme alle Raccomandazioni ricevute dalla Commissione Europea per il 2024".
In
materia fiscale, Giorgetti ha spiegato che il taglio del
cuneo contributivo di 6 punti percentuali per i
redditi fino a 35.000 euro e di 7 punti per i redditi fino a 25.000 euro è ritenuto "fondamentale dal governo" e necessario per "salvaguardare la
stabilità e la
coesione sociale". L'intervento è fondamentale, ha ribadito Giorgetti "per sostenere i redditi e i consumi dei lavoratori, in particolare quelli con redditi più bassi, che hanno subito una rilevante perdita del
potere d'acquisto riconducibile sia alla
prolungata fase inflazionistica, sia al mancato rinnovo dei contratti di lavoro in 11 diversi settori produttivi". Di fronte a tali disagi "lo Stato non può restare indifferente ma, al contrario, deve adoperarsi per salvaguardare la stabilità e la coesione sociale. Riteniamo, inoltre, che questo sostegno può contribuire a mitigare le pressioni salariali", ha concluso.