(Teleborsa) -
Colpo di scena su colpo di scena: dopo neanche 48 ore
il fondatore di OpenAI, Sam Altman, torna in pista e chiede un nuovo Board che, contrariamente alle sue convinzioni iniziali, rappresenti gli azionisti ed i loro interessi. La macchina perfetta che aveva messo in piedi l'imprenditore statunitense, padre della società che fa ricerca sull'intelligenza artificiale, gli si è rivolta contro ed ha messo in crisi i suoi stessi valori.
Tutto è iniziato
venerdì 17 novembre, quando il
Board di OpenAI, con una decisione fulminea,
ha estromesso il Ceo e co-fondatore Sam Altman dalla gestone della società, nominando un Ceo ad interim, Mira Murati, che assieme ai dipendenti ha espresso pubblicamente tutto il suo sostegno ad Altman sui social. E lo stesso ha fatto il
Presidente e co-fondatore Greg Brockman, che è stato degradato e spinto a dimettersi.
Una decisione presa da un
organismo completamente indipendente, slegato dagli azionisti e dallo stesso fondatore di OpenAI, che così aveva pensato di gestire la sua creatura, nata come organismo no profit, in grado di funzionare senza interferenze.
OpenAI era stata
fondata nel 2015 come società concentrata sulla ricerca nel campo dell'intelligenza artificiale, ma quattro anni dopo Altman aveva creato da una sua costola la
divisione commerciale, che ha lanciato ChatGPT, un prodotto di così largo successo da aver convinto un colosso del calibro di
Microsoft ad investire ben 13 miliardi di dollari nel progetto, senza avere la maggioranza (Microsoft detiene il 49% del capitale) e senza neanche avere il diritto di nominare un membro del Board.
Ecco perché la decisione a sorpresa del Board di far fuori il suo fondatore ha indignato gli
azionisti di maggioranza- oltre a Microsoft anche il fondo di venture capital Thrive Capital - che stanno facendo
pressioni per un reintegro di Altman con un nuovo Board, che questa volta sarà anche espressione degli azionisti.
Una vicenda che ha fatto molto riflettere e che nasce dalla
struttura complessa del Board di OpenAI, nato senza alcun legame rispetto ai capitali raccolti per
finanziare la ricerca, con l'unico obiettivo di
fare scelte dettate dall'etica per il bene dell'umanità. Sono membri del gruppo di controllo
personalità di spicco nel mondo della ricerca in primo ed
Ilya Sutskever, capo della ricerca presso OpenAI, coadiuvata da
Helen Toner, responsabile della strategia e della ricerca di base presso il Center for Security and Emerging Technology,
Tasha McCauley, scienziata che ha servito anche come Ceo di Fellow Robots,
Adam D'Angelo, ex dirigente di Facebook e co-fondatore di Quora.
Cosa è accaduto davvero all'interno di quel gruppo? Fra le tante
ipotesi circolate negli ultimi giorni la possibilità che una
idea eversiva e spericolata di Altman sul futuro di OpenAI abbia messo in allarme il Board, che come conseguenza ha preso una decisione repentina nel tentativo di mantenere l'imparzialità delle sue decisioni e tutelare la sicurezza dell'umanità.
(Foto: Levart_Photographer on Unsplash)