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Frena produzione industriale, corsa inflazione mina scenari ripresa

Per le associazioni - anche se il dato è negativo ma non allarmante - occorre intervenire tempestivamente per invertire la tendenza

Economia
Frena produzione industriale, corsa inflazione mina scenari ripresa
(Teleborsa) - Battuta d'arresta per la produzione industriale che a maggio scende dell'1,1% sul mese precedente e sale del 3,4% su base annua.

“L’industria italiana inizia a risentire dell’effetto inflazione, con la forte crescita dei prezzi al dettaglio che si sta riflettendo sulle spese delle famiglie – spiega, commentando i dati Istat diffusi oggi, il presidente del Codacons Carlo Rienzi– I beni di consumo registrano una flessione dello 0,7% rispetto al mese precedente, con quelli non durevoli che scendono addirittura dell’1,4% in un solo mese, mentre il confronto annuo è ancora alterato dalle misure sul Covid adottate nel 2021. Numeri che potrebbero peggiorare, considerato il livello record raggiunto dall’inflazione nell’ultimo mese e il perdurare dell’emergenza energia e carburanti”.

“Tutti gli indicatori evidenziano la necessità di un intervento urgente ed efficace del Governo per salvare industria, famiglie e imprese da una situazione non più sostenibile, attraverso misure in grado di calmierare i prezzi al dettaglio e portare ad una riduzione delle tariffe di luce e gas” – conclude Rienzi.

L'Unione Nazionale Consumatori parla di "dati negativi, anche se non ancora allarmanti. Su base mensile non preoccupa tanto il calo dell'energia, considerato che ad aprile le famiglie consumavano ancora gas mentre a maggio si tratta solo di accelerare gli stoccaggi, problema affrontato nell'ultimo decreto con il finanziamento e l'intervento del Gestore dei Servizi Energetici. E' più preoccupante, invece, la discesa dei beni di consumo, specie se il trend fosse confermato nei prossimi mesi" afferma Massimiliano Dona, presidente dell'Unione Nazionale Consumatori.

"Secondo il nostro studio, comunque, la produzione di maggio è superiore, nei dati destagionalizzati, del 3,4% rispetto a febbraio 2020, ultimo mese pre-lockdown, e dell'1% nel confronto con gennaio 2020, ultimo mese pre-pandemia. Nei dati corretti per gli effetti di calendario, invece, al di là dello scontato +25,8% su maggio 2020, mese di piena emergenza Covid, la produzione è lievemente inferiore sia rispetto a maggio 2019, -0,1%, che nel confronto con maggio 2018, -0,4 per cento" conclude Dona.

Federconsumatori ribadisce di aver ripetutamente espresso "preoccupazione per il picco raggiunto dall’inflazione, che ha compiuto un nuovo, allarmante, balzo in avanti raggiungendo quota 8%. Si tratta di una percentuale drammatica, che in Italia non si vedeva dalla metà degli anni Ottanta e che determina aggravi, per le famiglie, di +2.384 euro annui".

A quanto pare - prosegue la nota- la nostra apprensione era tutt’altro che infondata visto che proprio oggi l’Istat ha evidenziato il concreto e immediato rischio che il tasso di inflazione si ripercuota sulle fasce più vulnerabili della popolazione, incidendo in misura determinante sull’aumento delle disuguaglianze.

L’Istituto di Statistica ha in particolare confermato quello che denunciamo da mesi, sottolineato come l’aumento dei prezzi stia riguardando in misura maggiore i generi di prima necessità: in primis i prodotti alimentari e i beni energetici ad uso domestico. Persino su questi consumi le famiglie hanno iniziato ad effettuare tagli e rinunce, allargando le file dei nuclei che si trovano in situazione di povertà, anche nel campo energetico.

La stessa Istat rileva che, nel periodo compreso tra il 2005 e il 2021, il numero di individui in povertà è quasi triplicato, arrivando a toccare 5,6 milioni di persone. In tale contesto, già di per sé drammatico, risultano ancor più allarmanti i dati sulla povertà di minori (14,2%) e degli individui di età compresa tra i 18 e i 34 anni (11,1%).

L'Osservatorio Nazionale Federconsumatori ha riscontrato, nelle ultime rilevazioni, come gli aumenti abbiano già determinato considerevoli modifiche nelle scelte di consumo ma non si può pensare che le famiglie riescano a resistere ancora a lungo in queste condizioni.

L’aumento della povertà e delle disuguaglianze nel Paese rendono evidente come le misure, di carattere emergenziale e temporaneo, adottate fino a questo momento per contrastare la crisi ed i rincari non siano ancora sufficienti. Sono necessari provvedimenti più incisivi e di carattere strutturale, che prevedano non solo sostegni a favore delle famiglie in difficoltà, ma anche una tassazione più equa e una determinata lotta all’evasione fiscale, nonché una seria e determinata azione di contrasto.


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