(Teleborsa) - Il
Misery Index Confcommercio (MIC) di gennaio 2025 sale a 10,2 punti. Il dato riflette principalmente l'accelerazione dell'inflazione per i beni e servizi ad alta frequenza d'acquisto, determinata in larga misura dai prezzi degli alimentari e degli energetici, a cui si è associata – secondo le stime di Confcommercio – una stabilizzazione del tasso di disoccupazione.
Dopo l'aumento registrato a dicembre, a cui – rileva
Confcommercio – potrebbe aver contribuito il ritorno sul mercato del lavoro di una parte degli inattivi "scoraggiati", nel mese di gennaio si dovrebbe essere riscontrata una stabilizzazione. Secondo le stime di Confcommercio, a gennaio 2025 si sarebbe registrato un lieve aumento degli occupati su base congiunturale associato a una marginale riduzione delle persone in cerca di occupazione. Queste dinamiche dovrebbero aver permesso di mantenere il tasso di disoccupazione ufficiale al 6,2%. Nello stesso mese si stima una sostanziale stabilità, in termini congiunturali, delle unità di lavoro standard (Ula) destagionalizzate, interessate dalle diverse forme d'integrazione salariale. Il combinarsi di queste dinamiche avrebbe lasciato il tasso di disoccupazione esteso al 6,9%, valore già rilevato a dicembre.
Secondo le
stime provvisorie a gennaio 2025 l'inflazione dei beni e dei servizi ad alta frequenza d'acquisto ha mostrato un'ulteriore accelerazione attestandosi al 2,1% (+1,7% a dicembre). Il dato riflette la tendenza all'aumento dei prezzi dei prodotti alimentari e dei carburanti. In termini prospettici si stima che, dopo i rialzi degli ultimi mesi, la situazione dovrebbe stabilizzarsi.
La
tendenza all'aumento dell'area del disagio sociale misurata dal MIC – che comunque si attesta su livelli prossimi ai minimi di sempre – rilevata a partire dallo scorso mese di settembre, pur non destando particolari preoccupazioni, è un fenomeno da non sottovalutare. La minore tonicità dell'economia, con dinamiche meno favorevoli del mercato del lavoro, e la tendenza all'accelerazione dei prezzi di quei beni e servizi che le famiglie acquistano con maggior frequenza, potrebbero spingere a mantenere comportamenti prudenti in materia di consumo. Situazione che – conclude
Confcommercio – renderebbe ancora più complessa la possibilità di raggiungere gli obiettivi di crescita con inevitabili riflessi negativi sul mercato del lavoro e sull'area del disagio sociale.