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Mediobanca, Delfin considera proposta CdA "non in linea" con richieste

Finanza
Mediobanca, Delfin considera proposta CdA "non in linea" con richieste
(Teleborsa) - Non c'è accordo per il rinnovo del CdA di Mediobanca in occasione dell'assemblea che si terrà il prossimo 28 ottobre. Gli azionisti di Delfin, la finanziaria lussemburghese degli eredi del patrimonio Del Vecchio, hanno ritenuto le proposte avanzate dal Consiglio di Amministrazione di Piazzetta Cuccia per arrivare ad una Lista comune "non in linea con le richieste fatte in agosto".

Così, in assenza di sorprese dell'ultimo minuto, si procederà con due liste separate, dal momento che, quasi sicuramente, anche Caltagirone si allineerà alla valutazione di Delfin. In caso di lista separata comunque, Delfin perderebbe due candidati, nominandone due anziché quattro, ma otterrebbe due posti in CdA liberi dai numerosi vincoli posti nell'offerta avanzata da Nagel.

Delfin è il primo socio di Piazzetta Cuccia con una quota di poco superiore al 19%, ma l'ascesa della holding di Del Vecchio è stata fortemente contrastata dal CdA dell'Istituto, che all'epoca paventava una scalata alle Generali, concordata con l'altro azionista di riferimento, Francesco Gaetano Caltagirone, attorno al 10% del capitale. I rapporti con i due azionisti di riferimento non sono certo idilliaci, ma avrebbero potuto risolversi con una "tregua", se si fosse pervenuti ad una lista unica.

L’Ad di Mediobanca Alberto Nagel aveva pensato, appunto, ad una lista comune, offrendo a Delfin (e Caltagirone) quattro posti nel CdA di Piazzetta Cuccia, di cui uno riservato a Caltagirone, e la nomina di rappresentanti nei comitati endoconsiliari, che per statuto spettano agli azionisti di minoranza. Delfin invece puntava a nominare cinque consiglieri, uno in più delle quattro uscite programmate per limite d'età - Elisabetta Magistretti, Maurizia Angelo Comneno, Maurizio Costa e Maurizio Carfagna - fra cui il candidato Presidente, in sostituzione di Renato Pagliaro, ormai in carica dal 2010.

Per il ruolo di Presidente, Delfin pensava ad una figura esterna al gioco delle parti, più istituzionale, come quella dell'ex ministro dell'economia Daniele Franco, in corsa anche per la presidenza della BEI.

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