(Teleborsa) - I
dati Istat sulle vendite al dettaglio di marzo rilevano una lieve flessione congiunturale (-0,5%), da imputarsi esclusivamente al calo dei beni non food (-0,8%); stabili, al contrario, rispetto a febbraio le vendite dei
beni alimentari. "Il 2022 prosegue nel segno dell’incertezza: il calo delle vendite nel comparto dei beni non alimentari è dovuto ad un peggioramento del clima di fiducia delle famiglie italiane, influenzato dalla crescita dell’inflazione e dalle preoccupazioni per le prospettive future generate dall’evoluzione del conflitto in Ucraina – ha commentato
Carlo Alberto Buttarelli, Direttore Relazioni con la Filiera e Ufficio Studi di
Federdistribuzione –. Anche l'andamento delle vendite a volume nel settore alimentare, considerando il dato inflattivo del carrello della spesa registrato nella distribuzione moderna, sta già rilevando un decremento superiore al 3%".
“Gli effetti dei rincari delle bollette energetiche e il caro-prezzi che da inizio anno imperversa in Italia si sono abbattuti sul commercio portando ad una forte riduzione delle vendite al dettaglio – ha spiegato il presidente del Codacons,
Carlo Rienzi – Dati molto negativi e allarmanti, soprattutto per quanto riguarda il settore alimentare, che registra in volume vendite in calo del -0,6% su mese e addirittura del -6% su base annua, mentre in valore i dati sono “dopati” dalla dinamica inflattiva”. “I numeri dell’Istat dimostrano come le famiglie italiane, per arrivare a fine mese, siano costrette a tagliare anche la spesa per il cibo, a causa dei rincari astronomici che hanno colpito il comparto e dell’impoverimento generale causato dal caro-bollette – ha aggiunto Rienzi – Il Governo deve intervenire con urgenza sul fronte dei prezzi e correre ai ripari per salvare i bilanci familiari ed evitare una nuova ondata di povertà in Italia”.
Il crollo delle vendite alimentari registrato a marzo è un dato allarmante che deve portare il Governo ad aggiustare il tiro e adottare misure immediate, ha affermato invece
Assoutenti commentando i dati diffusi oggi dall’Istat. “Rispetto allo scorso anno il volume delle vendite alimentari ha subito un tonfo del -6%, mentre nel primo trimestre dell’anno cala del -3,3% - ha spiegato il presidente
Furio Truzzi – Numeri che attestano l’esistenza di una emergenza sul fronte delle famiglie, con i cittadini costretti a ridurre i consumi anche per beni primari come gli alimentari. Su tale situazione pesano i rincari delle bollette e dei prezzi al dettaglio, che si ripercuotono in modo diretto sugli acquisti degli italiani”.
"Dati negativi. Il rialzo su base annua è solo un miraggio, un effetto ottico dovuto per oltre la metà all'inflazione e per l'altra parte al fatto che lo scorso anno si era ancora in piena pandemia e molti esercizi, come i centri commerciali, erano chiusi nel weekend", ha affermato
Massimiliano Dona, presidente dell'
Unione Nazionale Consumatori. "Unico aspetto positivo è che, secondo il nostro studio, le vendite di marzo in valore, nei dati destagionalizzati, restano ancora maggiori sia nel confronto con quelle di febbraio 2020, ultimo mese pre-lockdown, con +2,6%, che rispetto a gennaio 2020, ultimo mese pre-pandemia, con +3,8%. In territorio positivo le vendite anche rispetto a tre anni prima, ossia a marzo 2019, +4,4% nei dati grezzi", ha concluso Dona.
(Foto: Dimitris Vetsikas / Pixabay)