(Teleborsa) - "La nostra volontà oggi, come asset manager, è quella di cercare di trovare una
sintesi di tutti quelli che sono i valori dello sviluppo sostenibile e non della recessione insostenibile. Lo sviluppo sostenibile si fonda sui 17 obiettivi dell'ONU, ma si possono sintetizzare su due grandissimi aspetti: la coesione sociale e la transizione ecologica ed energetica. Lo ha detto a Teleborsa
Paolo Proli, Head of Retail Division di Amundi SGR, a margine del Salone del Risparmio (SdR),
in corso in queste giornate a Milano.
"L'essere umano sul pianeta, dal 1769 ovvero dall'invenzione la macchina al vapore, sta facendo la sua attività come se le risorse fossero infinite - ha spiegato - Invece no,
le risorse sono finite, l'energia che produciamo all'80% è generata da idrocarburi - e quindi da vettori clima alteranti, come carbone, petrolio e gas naturale - e solo al 20% da energia invece non clima alteranti, come possono essere il nucleare, la biomassa e soprattutto l'energia rinnovabile (eolico e fotovoltaico).
L'idrogeno, che oggi veramente rappresenta solo lo 0,1% del totale della domanda di consumo energetico al mondo,
potrà diventare un game changer anche per il futuro".
In questo scenario, Amundi intende giocare un ruolo importante nell'indirizzare gli investimenti verso un futuro sostenibili. "Noi vogliamo veramente
far capire agli investitori privati che oggi il
capitale pubblico che arriva dalle grandi politiche sulle tassazioni, dalle politiche monetarie e dai nuovi piani programmatici di sviluppo che stanno arrivando (come il NextGenerationEU) deve
creare il futuro per le prossime generazioni, facendo sì che abbiano ancora le risorse che stiamo utilizzando noi stessi oggi - ha spiegato Proli - Dobbiamo avere più impatto proprio nella produzione energetica, partendo da lì riusciremo ad avere un impatto per il miglioramento complessivo dello sviluppo dell'umanità sul pianeta, per accogliere i 10 miliardi di persone che saremo nel 2050".
Gli obiettivi di lungo termine si scontrano però a volte con le necessità di breve, come la guerra in Ucraina sta facendo emergere. "Non bisogna mai perdere la bussola - ha avvertito il manager di Amundi SGR -
La vera la bussola è un orizzonte di lungo termine. Noi dobbiamo trasformare il modello energetico del pianeta da carbon fossile a rinnovabile: questo deve essere
il secolo dell'energia rinnovabile e dobbiamo smettere di emettere biossido di carbonio nell'atmosfera. Siamo 195 stati sovrani, ma l'atmosfera è unica per tutto il pianeta".
"C'è chi ovviamente nel breve ci sta facendo capire e intuire quanto ad esempio una
crisi geopolitica e una guerra possa farci tremare le gambe, e pensare magari che per l'indipendenza energetica sia più utile riaprire le fabbriche a carbone, ma sarebbe una
visione miope di breve termine, che non ci aiuterebbe invece a trasformare il modello energetico di lungo periodo e avere dei combustibili energetici che non emettono CO2 nell'ambiente e ci permettono quindi di mantenere la mitigazione del cambiamento climatico sotto controllo", ha aggiunto.
Proli ha rincordato anche che "nel 2015 a Parigi ci siamo detti: non dobbiamo far aumentare la temperatura terrestre più di un grado e mezzo centigrado da qui a fine secolo. Attenzione siamo già +1,1 gradi centigradi e le proiezioni dell'IPCC sono veramente, purtroppo, di una curva di calore che sta aumentando troppo rapidamente. Dobbiamo intervenire e non farci distrarre da quello che avviene invece oggi nel breve - la guerra e la pandemia - ma anzi
prendere coscienza di quello che sta succedendo e accelerare nella decarbonizzazione globale dell'attività dell'essere umano sul pianeta".
Un problema degli investimenti sostenibili è spesso la mancanza di parametri uniformi e largamente adottati per valutarli. "La
misurabilità è fondamentale e il dialogo è anche un equilibrio. Dobbiamo cercare di avere una semplificazione dei messaggi che ci permetta di parlare la stessa lingua, in modo tale che i numeri quantitativi siano gli stessi e un analista finanziario (e non finanziario) possa interpretare i dati che escono non solo dal bilancio patrimoniale delle aziende, ma soprattutto dalla matrice di materialità di quello che è il bilancio non finanziario delle aziende stesse - ha affermato il manager - Quindi possiamo vedere come impattano in termini di decarbonizzazione, in termini di gender equality, in termini di trasparenza e di indipendenza del consiglio di amministrazione. Cioè non solo il cosa si fa, ma il come si fa e perchè si fa: questo è veramente il centro dell'
impact investing, cioè fare investimenti non solo sul risk return, cioè guadagno di più se rischio di più, ma sull'
impact return, dove io guadagno di più nel lungo termine facendo un impatto positivo di lungo termine, che aiuta non solo mio investimento ma il pianeta a progredire e non solo a crescere".