(Teleborsa) - Ha avuto luogo oggi, a Firenze, la tappa toscana del
roadshow dedicato al territorio per diffondere e promuovere la cultura del welfare aziendale tra le aziende di piccole e medie dimensioni, con la presentazione del
Rapporto Welfare Index PMI Toscana 2024. Welfare Index PMI è l’indice che valuta il livello di welfare aziendale nelle piccole e medie imprese ed è promosso da
Generali con la partecipazione delle principali
Confederazioni italiane: Confindustria, Confagricoltura, Confartigianato, Confprofessioni e Confcommercio. L’evento è il terzo focus territoriale che dà seguito a quello di Milano e Mogliano Veneto e precede il Rapporto Welfare Index PMI 2024, che sarà presentato a Roma il prossimo 13 giugno.
Barbara Lucini, Responsabile Country Sustainability & Social Responsibility di Generali Italia e Francesco Bardelli, Chief Health & Welfare and Connected Business Development Officer di Generali Italia e CEO di Generali Welion hanno dichiarato: “Come abbiamo visto con le tappe di Milano e Mogliano Veneto, Welfare Index PMI si è evoluto in una nuova fase che prevede l’avvio di un roadshow di approfondimento sulla realtà locale e di incontro con le autorità e con le imprese dei territori. È un segno di maturità del progetto, che da sette anni monitora l’evoluzione del welfare aziendale nelle PMI italiane, e che intende promuovere in maniera sempre più forte la partnership tra istituzioni e imprese per rilanciare i sistemi di welfare e innovare i modelli di servizio. In Generali crediamo fortemente nel ruolo sociale dell’impresa e, come testimoniano le PMI toscane, che una solida consapevolezza in termini di welfare aziendale consenta di registrare un maggior impatto sociale positivo e migliori performance di business”.
Le
imprese toscane costituiscono un’esperienza avanzata di impegno sociale e offrono un contributo rilevante al sistema di welfare nel territorio. Un impegno testimoniato, ancor prima che dai dati statistici, dalle storie aziendali che Welfare Index PMI raccoglie ogni anno da sette anni. Più di 400 imprese di questa regione hanno partecipato all’ultima edizione, e quasi 2.000 in totale, molte delle quali hanno garantito un’adesione continua, partecipando a più edizioni.
Sono toscane diverse
best practice italiane di welfare aziendale: 7 delle 121 imprese classificate nel 2022 come
Welfare Champion, il livello più elevato secondo l’Indice Welfare Index PMI, e 34 delle 565 Welfare Leader, il livello immediatamente successivo. Sono presenti in regione circa 397.000 imprese, il 6,2% del totale nazionale, 111 imprese ogni mille abitanti. Una capillarità sul territorio che rappresenta un valore sociale oltre che economico, poiché determina la capacità di impatto del welfare aziendale nelle comunità locali e nell’ecosistema in cui operano. Le famiglie con almeno un familiare dipendente del settore privato sono in Toscana 789 mila, su un totale di 1,7 milioni di nuclei abitanti in regione: le aziende della regione sono in grado di raggiungere, con i loro programmi di welfare, il 47,1% delle famiglie di tutti i livelli sociali.
La forza del
sistema produttivo regionale genera il 6,4% del PIL italiano e contribuisce in modo significativo a quasi tutti i settori produttivi. Il fondamento del ruolo sociale delle imprese è la capacità di garantire alti livelli occupazionali e di promuovere la mobilità sociale fra tutti gli strati della popolazione. Il tasso di occupazione in Toscana, 68,6%, è sensibilmente superiore a quello medio italiano, pari al 60,1%.
Per quanto riguarda la
distribuzione dei livelli di welfare aziendale nelle province toscane. Come si può osservare, l’iniziativa di welfare aziendale è diffusa in modo molto omogeneo nel territorio, con differenze minime. L’area Nord-Ovest, costituita da
Massa e
Carrara,
Lucca,
Pisa e
Livorno, raggiunge una quota più elevata di imprese con livello di welfare alto o molto alto (24,3%), mentre la fascia Est,
Firenze,
Pistoia e
Prato, presenta una quota lievemente inferiore (21,1%). La fascia Sud-Est, costituita da
Arezzo,
Grosseto e
Siena, raggiunge una quota molto vicina alla media regionale (23,2%).
Le imprese a elevato livello di welfare sono caratterizzate da un alto grado di
proattività, definita come propensione a sviluppare iniziative aziendali autonome e non solo in applicazione delle disposizioni del contratto collettivo nazionale. Le modalità attuative sono molteplici: dai contratti integrativi, soprattutto nelle aziende più grandi, ai regolamenti aziendali, alle misure unilaterali dell’impresa. Un altro fattore determinante è la presenza in azienda di
competenze specialistiche o la capacità di utilizzare
competenze professionali esterne: emerge infatti la correlazione positiva tra il livello di welfare e le competenze aziendali, identificate come conoscenza delle norme e degli incentivi fiscali, così come tra il livello di welfare e la disponibilità a sostenere costi aggiuntivi per attuarne le politiche. Infine, la
dimensione aziendale gioca un ruolo di grande rilievo: le imprese più grandi dispongono non solo di maggiori risorse finanziarie ma anche di competenze dedicate e di bacini di utenza la cui ampiezza è un fattore di efficienza per le iniziative di welfare. È dunque fondamentale aiutare le imprese minori a superare queste barriere con servizi comuni, promuovendo le associazioni tra imprese nel territorio e la cooperazione con gli enti pubblici e le organizzazioni del terzo settore.
L’analisi pubblicata nell’ultima edizione del rapporto nazionale Welfare Index PMI è particolarmente significativa perché evidenzia l’impatto positivo del welfare sui
risultati aziendali in tutto il ciclo del contesto Covid-19, nel 2020 come fattore di resilienza e l’anno successivo come acceleratore della ripresa. Dai principali risultati di un’analisi fatta su un sotto-campione di 258 imprese toscane emerge che più è elevato il livello di welfare aziendale e più il fatturato per addetto cresce.