(Teleborsa) - Una proposta per smobilitare circa
40 miliardi di crediti fiscali edilizi incagliati legati al
Superbonus ma anche per dare vita a uno strumento più strutturale. È quella presentata da
Enel X, società del Gruppo Enel che fornisce prodotti e servizi innovativi al servizio della trasformazione energetica a livello domestico, cittadino e industriale, che prevede il
coinvolgimento di ulteriori soggetti per rilevare i
crediti fiscali (non solo quelli legati a bonus edilizi) dalle imprese edili e poi rivenderli ad altre imprese, in questo caso industriali, che invece di pagare le tasse acquistino il credito fiscale per compensare le imposte.
Si tratta in particolare di aziende che si occupano di efficienza energetica, le cosiddette
Esco – Energy Service Company, società che effettuano interventi finalizzati a migliorare l'efficienza energetica, assumendo su di sé il rischio dell'iniziativa e liberando il cliente finale da ogni onere organizzativo e di investimento – che hanno la relazione con le imprese e possono operare come
primo cessionario che certifica la
qualità del credito, il quale deve essere certo, liquido ed esigibile. Le Esco sono inoltre soggetti che si relazionano con le imprese industriali interessate ad acquistare i crediti fiscali.
In questo modo l'impresa industriale – spiega il Sole 24 Ore che ha raccolto la proposta di Enel X – "potrebbe beneficiare di un margine di guadagno acquistando il
credito a lieve sconto (l’1 o il 2% ai livelli attuali di mercato) a ridosso della scadenza per il
pagamento delle imposte e avrebbe un abbattimento del cuneo fiscale. L’impresa edile avrebbe un interlocutore che rileva i crediti a prezzi più ragionevoli rispetto ai forti
sconti richiesti oggi da chi compra (fino al 50%) perché il mercato è sostanzialmente illiquido".
Proprio il problema della scarsa
liquidità del mercato è infatti un tema cruciale. Negli ultimi 2 anni il
sistema bancario ha applicato tassi molto convenienti alle imprese che cedevano crediti fiscali: da un credito del valore nominale di 105 euro si poteva avere liquidità per 105 euro generando per le imprese cedenti un
surplus finanziario. La diverse strette
normativa introdotte a fine 2021 – l'articolo ricorda che in poco più di due anni la norma sul Superbonus ha subito 19 correttivi, 6 provvedimenti attuativi e 233 disposizioni dell'Agenzia delle entrate – hanno generato un forte
inasprimento delle
condizioni. Una situazione che negli ultimi giorni va migliorando ma che non sembra ancora risolta.
I pochi operatori ancora sul mercato nel 2023 acquistano infatti crediti fiscali del valore nominale di 110 euro a un prezzo di 80-90 euro, ma in alcuni casi soggetti operanti al di fuori dei circuiti ufficiali hanno applicato sconti superiori al 50%, provocando una pesante
perdita per l'imprese che si trovava nelle necessità di cedere il
bonus fiscale.L’iniziativa sembrerebbe essere in una fase avanzata e secondo le indiscrezioni potrebbe decollare già nel mese di giugno. "Questo meccanismo può consentire un'uscita ordinata dalla misura del Superbonus e di mettere ordine alla giungla degli incentivi. L’opportunità che, però, al contempo si apre è quella di rendere strutturale il sistema per tutti i tipi di crediti fiscali – ha spiegato il Ceo di Enel X,
Francesco Venturini, al Sole 24 Ore –. Le faccio l’esempio del credito di imposta per il caro energia: nel 2022 abbiamo supportato molte imprese che non avevano capienza fiscale per utilizzarlo. Abbiamo comprato quei crediti a fronte di forniture di energia e siamo riusciti a far recuperare alle aziende più di 100 milioni. In futuro un’utility potrebbe vendere contratti di energia già inclusivi dei crediti di imposta".