(Teleborsa) - "Uno Stato che diventa giocatore e non è più solo spettatore" nella
valorizzazione dell'ingente
patrimonio immobiliare pubblico italiano, perché capace di costruire
operazioni market friendly che allineano i suoi profili di rischio e rendimento a quelli dei grandi fondi esteri che vuole attrarre. È questa, in sintesi, la filosofia che sta adottando
Invimit, la SGR del ministero dell'Economia e delle Finanze (MEF) che ha l'obiettivo di valorizzare i patrimoni immobiliari pubblici, sotto la guida della CEO
Giovanna Della Posta.
"Invimit agisce sulle
priorità strategiche nazionali: natalità, capitale umano, assistenza agli anziani, vicinanza al territorio e l'attrazione di investimenti. Ciò implica intervenire sul social housing, sugli studentati, sul senior living, strutturare operazioni con i territori in modo che abbiano la liquidità ed i servizi di cui hanno bisogno", spiega la manager, ricordando l'importanza di
attrarre gli investimenti per "far arrivare al Paese risorse addizionali". Si tratta - sottolinea - di
"risorse molto pregiate" che assicurano una "
sostenibilità economica nel tempo ed anche
l'abbattimento del debito pubblico" grazie ad un "circolo virtuoso" che si genera.
Queste sono settimane particolarmente intense per Della Posta ed il suo team - poco meno di 50 persone - essendo già
aperte le finestre per raccogliere le
manifestazioni di interesse dei due nuovi progetti lanciati da Invimit.
Il primo progetto, denominato "
OPA" per l'ispirazione al meccanismo dell'Offerta Pubblica di Acquisto della borsa, punta all'
acquisto di edifici pubblici da enti locali e amministrazioni centrali per creare studentati in grado di garantire
5.000 posti di letto a livello nazionale. La SGR intende acquisirne la proprietà, candidarli per l'ottenimento delle risorse previste dal PNRR e concentrarli in un unico fondo immobiliare, superando il tema della frammentazione del patrimonio che ne limita la scalabilità da parte degli investitori istituzionali.
Le candidature, il cui
termine ultimo è fissato al 4 agosto, stanno iniziando ad arrivare. "Il feedback sui territori è molto positivo - racconta Della Posta - Anche perché ci presentiamo con un track record importante. Oggi abbiamo 13 quotisti, di cui 2 sostanzialmente privati e 11 pubblici. Quando sono arrivata questi fondi distribuivano 6 milioni di euro e adesso siamo a 407 milioni di euro di distribuzione. Il territorio questi numeri li comprende molto bene, capisce che è una storia di successo e quindi ci sta seguendo".
L'altro grande progetto, denominato
"Virgilio", vede Invimit impegnato nella ricerca un co-investitore per l'iniziativa di
recupero e valorizzazione di "Piazza D'Armi" a Milano, un asset di circa 388.000 mq. Il progetto prevede lo sviluppo di circa 135.000 mq di superficie lorda edificabile e la realizzazione di
uno dei più grandi parchi urbani di Milano, che si estenderà sul 75% dell'area. L'asset verrà conferito in un fondo di nuova istituzione, la cui maggioranza sarà ceduta a un investitore selezionato (o più investitori in club deal), mentre la parte rimanente resterà di proprietà di un fondo che fa capo al MEF.
"Un progetto importante " lo definisce la CEO di Invimit, secondo cui "la
vera innovazione, al di là di rigenerare il territorio, è la
struttura. Contiamo chiudere l'accordo con l'investitore con lo
Stato che resta azionista e, se ciò avviene, facciamo tutti un passo avanti, perché alla fine della vita di questo progetto lo Stato potrebbe anche richiedere, per la sua quota, una
restituzione, non economica, ma in metri quadrati; quindi, case o uffici per l'emergenza che abbiamo, che non è solo abitativa, oltre alla quota di social housing che normalmente viene sviluppata".
La società ha
prorogato al 30 settembre 2023 il termine per la presentazione delle
manifestazioni di interesse (in precedenza fissato al 24 luglio) e sta trattando con società di private equity globali focalizzate sul settore immobiliare e con fondi sovrani, anche perché il
valore del sito alla fine dell'investimento previsto è stimato a
1 miliardo di euro.
Della Posta evidenzia l'importanza di avere "uno
Stato che diventa giocatore e non è più solo spettatore", mostrando proattività nell'approcciare potenziali partner e investitori. "Questa è una narrativa che a livello internazionale è molto importante e
viene recepita bene dagli investitori, perché finalmente vedono uno
Stato protagonista che si assume assieme a loro il rischio, quello che gli americani chiamano "skin in the game". Questo è un messaggio importante, tant'è vero che abbiamo aperto le data room da qualche settimana e
abbiamo già oltre 20 investitori globali, con la maggior parte che ha anche più di 100 miliardi investiti nel mondo".
"Siamo in un periodo di pre-funding - ha aggiunto la manager - e intendiamo confezionare l'operazione ascoltando gli investitori, per rendere questo progetto sempre più market friendly". "Gli investitori stanno apprezzando molto il nostro modello", ha sottolineato l'Ad di Invimit, spiegando che questo modello potrà essere replicato in altre città italiane in cui Invimit ha asset importanti, come Bologna e Venezia.
L'obiettivo è anche
costruire un modello che consenta all'Italia di
fare un passo avanti in questo tipo di operazioni ed anche
attrarre operatori che non hanno il nostro paese nel loro radar. "Ci sono dei private equity globali che hanno l'Italia tra i paesi in cui investiranno e hanno anche magari un obiettivo di diversi miliardi, quindi importante – spiega Della Posta - Come ahimè ci sono paesi e fondi sovrani che non hanno l'Italia tra i paesi target, quindi questo ci deve far riflettere perché
non abbiamo niente da invdiare ad altri paesi, però se Parigi riesce a transare 15 miliardi e tutta l'Italia ne fa 12 miliardi, allora ci dobbiamo anche fare una domanda sul perché un Paese come il nostro non riesce ad attrarre gli stessi investimenti. Noi stiamo dunque lavorando per coprire questo gap".
Secondo la numero uno di Invimit, l'obiettivo "dovrebbe essere anche quello di
accreditarsi su una porta d'ingresso e poi, lavorando bene, essendo affidabili e dimostrando le nostre capacità, avere
accesso anche ad altre forme di supporto e di investimento". La manager è sicura che questo
modello pro-attivo "dovrebbe assolutamente essere
declinato anche in altri settori e dovrebbe essere veramente
parte di una strategia più ampia".