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Migranti, la denuncia di Piantedosi: fallita la "solidarietà" europea

Economia
Migranti, la denuncia di Piantedosi: fallita la "solidarietà" europea
(Teleborsa) - Il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, ha dichiarato che a fronte di un "drammatico aumento dei flussi nel Mediterraneo centrale" la redistribuzione dei migranti tra gli altri Paesi europei è stata di meno "di 1.500 persone", che è ben al di sotto dei pur limitati impegni assunti ed è un sintomo di "fallimento" del principio di solidarietà. La denuncia è arrivata nell'intervento del ministro al consiglio Affari interni in Lussenburgo.

In Italia "è ancora viva la memoria della tragedia di Cutro" e Lampedusa si è trasformata in "un centro di gestione dei migranti" con pesanti implicazione locali, ha aggiunto, occorre quindi "una forte azione estera dell'Unione" per affrontare il problema migratorio.

Quanto all'accordo sul tavolo del summit Piantedosi ha sostenuto la necessità di ulteriori passi da fare. "Non voglio esprimere una posizione nettamente contraria ma dobbiamo immaginare su alcuni punti la possibilità di ulteriori negoziati", ha sottolineato, aggiungendo che l'Italia vuole assumere una posizione di "responsabilità" nei confronti del possibile accordo sulla migrazione. Tale responsabilità deve però essere dimostrata anche verso "i cittadini italiani ed europei" per una riforma che sarebbe altrimenti "destinata a fallire nella realtà".

Tra i punti elencati dal ministro c'è quello di "negoziare ancora" sulla capacità adeguata "ragionevole", per arrivare a una quota di "20 mila posti" con un moltiplicatore di "un massimo di due", l'introduzione del "tetto annuale" e "la mera notifica della Commissione" sulla sospensione della procedure di frontiera obbligatorie, la "flessibilità sul principio di Paese terzo sicuro" evitando la connessione. La responsabilità nei casi SAR - per quello che andrebbe a sostituire l'attuale meccanismo di Dublino - dovrebbe "limitarsi a 12 mesi". Piantedosi ha poi espresso "forti dubbi" sull'attuazione delle compensazioni finanziarie per i mancati ricollocamenti visto che sinora la solidarietà volontaria "non ha funzionato". Sarebbe poi essenziale "prevedere una clausola di revisione dopo un anno".

All' arrivo al summit diversi ministri si sono detti ottimisti sulla possibilità di arrivare ad un accordo. "Sono sicuro che oggi troveremo un accordo, è arrivato il momento dopo anni di discussione e se non lo troveremo avremo perso tutti", aveva dichiarato lo spagnolo Fernando Grande-Marlaska Gómez. "L'obiettivo per noi era trovare un buon bilanciamento tra solidarietà e responsabilità e siamo molto vicini a questo equilibrio".

"Sono passati quasi tre anni dalla presentazione della mia proposta - è stato il commento della commissaria agli Affari Interni Ylva Johansson- è stata una maratona, ora abbiamo 100 metri ancora da percorrere, siamo vicini a trovare un accordo: mi aspetto che gli Stati membri riescono a completare questi pochi metri". "È importante sottolineare che l'accordo non è una partita tra perdenti e vincenti, un gioco a somma zero: quando agiamo insieme siamo molto forti, se invece non siamo uniti siamo tutti perdenti perché nessuno può gestire la migrazione da solo".

Gérald Darmanin, ministro dell'Interno della Francia ha parlato della necessità di "trovare un compromesso per poter rispondere alle nostre opinioni pubbliche sui problemi della migrazione, che sono importanti: la Francia ha la sua posizione ma bisogna tenere il punto di vista degli altri Paesi, serve ancora un pochino di lavoro. L'accordo può mostrare ai cittadini europei in vista delle elezioni europee che quando l'Ue è unita ottiene dei risultati". Ottimista anche Maria Malmer Stenergard, ministro della Migrazione della Svezia: "Siamo molto vicini all'accordo, ora non ci sono più ragioni valide per fare passi indietro". "Capisco che ci siano discussioni nazionali molto dure, ma è un pacchetto equilibrato e la cosa giusta da fare è approvarlo", ha sottolineato.
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