(Teleborsa) - I commissari straordinari di Acciaierie d'Italia in AS e di ILVA in AS hanno trasmesso al ministero delle Imprese e del Made in Italy una richiesta di autorizzazione per avviare una
negoziazione in via preferenziale con il consorzio azero guidato da Baku Steel Company CJSC e Azerbaijan Investment Company OJSC. "La decisione – si legge in una nota – è maturata al termine di un'attenta e approfondita analisi delle offerte di rilancio pervenute. Il processo di selezione ha valutato diversi fattori, tra cui la solidità finanziaria dei candidati, la sostenibilità industriale delle rispettive proposte ed i benefici in termini di occupazione e per le comunità locali".
"Nel rispetto della complessità della trattativa per il futuro del polo siderurgico – proseguono i commissari - il
processo di negoziazione si svolgerà con la necessaria riservatezza, garantendo la tutela degli interessi industriali, occupazionali e sociali coinvolti".
La decisione finale spetterà a Palazzo Chigi, poi si aprirà la trattativa con i sindacati.
L'offerta messa sul piatto dal Baku, preferita a quella di Jindal International, ammonterebbe ad oltre un
miliardo di euro, ovvero 500 milioni di valutazione del magazzino più 600 milioni per l'acquisto degli impianti. Con la promessa di altri
4 miliardi da investire nei prossimi anni. Nella fase della negoziazione in esclusiva con gli azeri si dovrà decidere se lo Stato entrerà nella nuova compagine con una quota del 10% in capo a Invitalia, da autorizzare con apposita norma. E potrebbero rientrare in gioco, con una partecipazione, anche gli indiani di
Jindal Steel International. Nel dettaglio della proposta di Baku, a regime gli
occupati effettivi dovrebbero essere circa 7mila (in calo rispetto agli attuali 9773 dipendenti, a cui si aggiungono gli oltre 1700 di Ilva in As). Il ciclo produttivo si baserebbe su un solo altoforno e due forni elettrici, che col tempo dovrebbero diventare tre (mentre l'altoforno verrebbe chiuso sul medio periodo). La produzione arriverebbe così al massimo a 6 milioni di tonnellate.
Per il
leader della Uilm, Rocco Palombella, "prima dell'avvio della trattativa con gli azeri, diventa imprescindibile un incontro per conoscere i contenuti dell'offerta. Le indiscrezioni che leggiamo sulla stampa sono preoccupanti perché si parla di un piano che rischia di distruggere la produzione di acciaio e di provocare migliaia di esuberi". "Non siamo affezionati al nome e alla nazionalità, ma saremo attentissimi al piano proposto", ha commentato il
segretario nazionale Fim Valerio D'Alò. Per
Loris Scarpa, coordinatore nazionale siderurgia della Fiom "il sindacato deve essere messo a conoscenza della proposta di Baku Steel per presentare le proprie richieste unitarie". Anche
Sasha Colautti e Francesco Rizzo dell'esecutivo confederale Usb sollecitano un confronto al governo "prima dell'inizio della negoziazione".
Oggi, intanto, è
iniziata davanti al gup di Potenza Francesco Valente l'udienza preliminare del processo "Ambiente svenduto", che riparte da zero dopo l'annullamento pronunciato dalla Corte d'Assise d'Appello di Taranto della sentenza di primo grado con le 26 condanne inflitte a maggio 2021. Sono 23 gli imputati tra i quali l'ex governatore pugliese Nichi Vendola e i fratelli Fabio e Nicola Riva, ex proprietari e amministratori dell'impianto tarantino. Sono inoltre 282 le parti offese, ma stamani quasi tutte non sono presenti a Potenza, ma sono rappresentate dagli avvocati.