(Teleborsa) - Nell'ultimo aggiornamento del suo
Rapporto sulla stabilità finanziaria la
Banca d'Italia ha sottolineato che i
rischi "restano elevati anche in
Italia", ma l'impatto delle tensioni sui mercati bancari internazionali "è stato limitato, grazie alle contenute esposizioni delle banche italiane verso gli intermediari in crisi e, più in generale, al rafforzamento dei bilanci conseguito negli ultimi anni". Secondo il rapporto come per gli altri paesi dell'area dell'euro "pesano la persistente instabilità geopolitica, le rilevanti pressioni inflative e il rallentamento della crescita".
Il quadro generale su scala globale è di "grande
incertezza, le
condizioni sui
mercati finanziari globali sono tornate a peggiorare dallo scorso febbraio. I recenti episodi di crisi bancarie negli
Stati Uniti e in
Svizzera hanno determinato un forte aumento della volatilità - prosegue l'istituto di via Nazionale – un incremento dei rischi di contagio e significative riallocazioni di portafogli dalle attività a più alto rischio verso quelle ritenute più sicure".
Queste
tensioni, tuttavia "si sono attenuate dopo gli
interventi delle
autorità". Intanto, nel primo trimestre dell'anno "è proseguita la fase di
debolezza dell'economia mondiale, ma emergono segnali di miglioramento. Le stime di crescita per il 2023 continuano a prefigurare un deciso rallentamento, ma meno marcato rispetto alle previsioni dello scorso autunno".
La Banca d'Italia ha poi sottolineato che le condizioni del
sistema bancario italiano "sono complessivamente buone. La qualità degli attivi non mostra segnali di peggioramento e la redditività è migliorata, favorita dall'aumento del margine di interesse. Pur in presenza di una riduzione della raccolta e di una ricomposizione dei depositi della clientela, il profilo di liquidità si mantiene equilibrato sia sulle scadenze a breve sia in un orizzonte di medio periodo".
L'istituzione ha sottolineato che, in caso di necessità "la disponibilità di
attività stanziabili per
operazioni di rifinanziamento presso l'Eurosistema (i cosiddetti titoli collaterali-ndrt) resta ampia". "Le principali fonti di
vulnerabilità per il sistema bancario continuano a provenire dalle deboli prospettive macroeconomiche e dall'incertezza del quadro geopolitico internazionale, aggravata dal perdurare del conflitto in Ucraina", si legge nel rapporto.
Secondo la Banca d'Italia appare "poco probabile" che si materializzi una situazione che veda le banche italiane costrette a vendere
titoli in portafogli prima della scadenza, incappando in eventuali perdite da
minusvalenze. Nelle banche "la
redditività rimarrebbe positiva anche nel 2023, ma la capacità di
rimborso dei
prestiti da parte di famiglie e imprese potrebbe indebolirsi, con potenziali ricadute sulle rettifiche di valore – ha aggiunto – che si attestano ancora su livelli bassi. Potranno inoltre manifestarsi ulteriori pressioni al rialzo sul costo della
raccolta, anche per la necessità di continuare a sostituire i
fondi acquisiti attraverso le operazioni straordinarie di rifinanziamento dell'Eurosistema
(Tltro3) e per l'esigenza di emettere strumenti idonei a soddisfare il requisito minimo di fondi propri e passività soggette a bail-in
(Mrel)".