(Teleborsa) - Il potere di acquisto casa con mutuo degli italiani prosegue la sua contrazione. È l'effetto inevitabile delle strette monetarie intraprese dalla BCE lo scorso 27 luglio. Da allora Francoforte ha alzato gradualmente il costo del denaro. Gli aumenti finora registrati hanno ridotto, da gennaio 2022 ad oggi, il capitale ottenibile come mutuo del 27% a parità di rata, con chiare ripercussioni negative sul valore della casa che gli aspiranti mutuatari possono permettersi. Ad oggi il costo del denaro a tasso fisso rappresentato dall'indice IRS a 20 anni ha ripreso a crescere alla luce delle dichiarazioni della presidente della BCE, Christine Lagarde, che ha confermato l'intenzione di contrastare l'inflazione con tutti i mezzi a disposizione: in poche parole, a tutti i costi. È stata inoltre confermata l'intenzione di aumentare il tasso BCE di ulteriori 50 punti base la prossima settimana. Questo lo scenario
tratteggiato dall'Osservatorio MutuiSupermarket.it, il motore di ricerca e comparazione mutui gestito da FairOne.
Le
nuove stime sull'inflazione prevedono che sul 2023 si assesti intorno al 6%, in netto calo rispetto al 10% del 2022, ma ancora ben al di sopra dell'obiettivo della BCE pari al 2%. Parallelamente – si legge nel report – continua l'inesorabile aumento del costo del denaro a tasso variabile, rappresentato dall'Euribor 3 mesi, i cui valori sono strettamente legati alle decisioni della politica monetaria della BCE che si appresta ad aumentare il costo del denaro al 3,50% già la prossima settimana. Inoltre, analizzando la curva dei Futures, i mercati si aspettano ulteriori aumenti del costo del denaro che dovrebbe superare la soglia del 4% entro settembre 2023.
In questo contesto di aumento del costo del denaro, il
gap tra tasso fisso e variabile rimane estremamente contenuto, intorno ai 20 punti base generando due effetti: la
polarizzazione della domanda di mutuo sul tasso fisso che viene richiesto dal 96% dei richiedenti (in crescita di 2 punti percentuali, rispetto a febbraio); l'aumento della
domanda di surroga da parte di tutti quei mutuatari che intendono passare al tasso fisso per limitare l'aumento della rata del proprio mutuo.
L'aumento del costo del denaro da inizio 2022 ad oggi ha visto aumentare lievitare i mutui di quasi 3 punti percentuali e ha comportato una forte riduzione del capitale finanziabile da parte dei mutuatari, riducendo inesorabilmente il potere di acquisto casa soprattutto dei richiedenti più giovani, nonostante le offerte e agevolazioni in loro favore. In questo contesto, a marzo il peso della domanda di mutui acquisto si è ridotto sotto il 50% e i richiedenti più giovani come meno di 36 anni vedono il loro peso diminuire di 4 punti percentuali rispetto a febbraio rappresentando il 42% dei nuovi acquirenti.
Sicuramente i potenziali mutuatari sono in stato di allerta. Le loro opzioni si possono riassumere nella questione amletica: se sia meglio ripiegare su un tasso fisso già molto più alto rispetto al passato (3,5% su durate a 30 anni e intorno al 4%, per durate più brevi) oppure rischiare nell'ipotesi che l'Euribor dal 2024 possa fermarsi (le previsioni sono per Euribor al 3% a fine 2024 e al 2,6% a fine 2025). Di certo chi opta per il fisso – evidenzia l'Osservatorio – si tutela dall'eventualità di essere travolti da un secondo tsunami inflattivo che la Bce debba alzare i tassi a dismisura. Chi scommette sul variabile auspica che, se la Bce dovesse innescare continui innalzamenti dei tassi, potrebbe innescare una dura recessione con un calo dell'inflazione e, a ruota dei tassi.
Le variazioni di marzo – Banco BPM e Webank hanno ridotto gli spread sui mutui a tasso fisso da 10 a 15 punti base; Intesa Sanpaolo ha aumentato i tassi fissi tra i 25 e i 45 punti base; BNL ha aumentato ti tassi fissi tra i 15 e i 20 punti base; Banca Sella ha aumentato i tassi fissi tra i 20 e i 25 punti base.
Analisi della domanda sul Canale Online – A livello nazionale, si nota come la finalità acquisto sia scesa al 46% del totale complessivo delle domande con la surroga che conquistato ben il 50%. Trionfa decisamente il fisso che raggiunge un deciso 96%. Primeggia la fascia d’età dei giovani under-36 al 38%.
(Foto: Gino Crescoli / Pixabay)