(Teleborsa) - Ha preso il via questa mattina a Villa d'Este di Cernobbio il
Forum Ambrosetti che, arrivato alla 49esima edizione dedicata allo "Scenario di oggi e di domani per le strategie competitive", come di consueto, torna in scena nel primo fine settimana di settembre. Tra i temi al centro della prima giornata le sfide globali del futuro e gli impatti sull'economia ma anche gli sviluppi scientifici e tecnologici. Dopo l'opening speech di
Valerio De Molli, managing Partner e Ceo, The European House - Ambrosetti, il protagonista è stato il
presidente ucraino Volodymyr Zelensky con un contributo in video conferenza.
La prima giornata ha visto il
messaggio in avvio del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. "Nessun Paese del Continente, neppure i maggiori per dimensioni o reddito, può pensare a un futuro separato da quello degli altri: sarebbe una fuga dalla realtà e, prima ancora di un'illusione, un atto controproducente. Sarebbe una fuga dalla realtà ignorare le problematiche dell'agenda mondiale. Va rafforzata la capacità dell'Ue di essere un interlocutore politico globale – ha evidenziato
Mattarella –. L'Europa è il quadro entro il quale si costruisce il nostro avvenire con le lacune che accompagnano il processo di integrazione europea, fattore che trasforma e plasma anche il nostro modello sociale. Pace e sicurezza, così come crescita e benessere dei popoli, passano attraverso la capacità dell'Unione europea di rappresentare un fattore di stabilità e attrazione per chi crede nei valori della libertà, dell'indipendenza, della democrazia".
"Il tradizionale Forum, organizzato da The European House - Ambrosetti, – scrive il capo dello Stato – chiamando responsabili politici, operatori economici e finanziari, intellettuali e dirigenti di forze sociali a un confronto su scala sovranazionale, costituisce un'interessante occasione di riflessione sugli scenari posti davanti a noi e sulle linee di azione utili a far avanzare l'intera Unione europea, condizione primaria di sostenibilità per i Paesi membri. Le sfide di fronte alle quali ci troviamo sono sempre più complesse. Si può sostenere che le crisi finanziarie globali, i caratteri inediti della competizione geopolitica, l'esperienza della pandemia, la crisi climatica, la stessa guerra determinata dall'aggressione da parte della Federazione Russa all'Ucraina, abbiano costituito un rallentamento alla globalizzazione. Ma non si può certo dedurre che l'interdipendenza ne sia stata ridimensionata. Le sfide di fronte alle quali ci troviamo sono sempre più complesse. Sarebbe una fuga dalla realtà ignorare le problematiche presenti nell'agenda mondiale. La Conferenza sul futuro dell'Europa ha aperto il cantiere di una riforma che dovrà inevitabilmente migliorare i Trattati vigenti".
La giornata clou è prevista per domenica con i leader politici e buona parte del Governo presente con la chiusura del ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti. Non ci sarà la premier Giorgia Meloni che, in una prima stesura del programma, era tra gli invitati del sabato. Giornata, questa, dedicata all'Europa che vedrà una serie di panel con gli interventi, tra gli altri, di Josep Borrell, alto rappresentante dell'Unione Europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, del ministro degli esteri Antonio Tajani e del commissario europeo per l'economia, Paolo Gentiloni.
Non mancheranno i focus: quest'anno sugli Stati Uniti. Al centro del dibattito anche il ruolo dell'Arabia Saudita nell'ordine internazionale con un intervento del ministro degli investimenti, Khalid Al Falih. Sabato si parlerà anche dell'assetto europeo futuro con un confronto sarà tra l'ex segretario del Pd Enrico Letta, Balázs Orbán, political director del primo ministrodi Ungheria e il segretario di Stato per gli Affari Europei francese, Laurence Boone.
Concentratissima, come di consueto, l'agenda della domenica con l'Italia protagonista. Si parte con l'opposizione e gli interventi di Calenda, Conte e Schlein. Poi una serie di panel con gli ex ministri Giovannini, Franco (candidato alla Bei), Brunetta (ora alla presidenza del Cnel) e i ministri Urso, Nordio, Piantedosi, Zangrillo, Valditara, Casellati, Bernini, Pichetto Fratin, il vice premier e responsabile delle infrastrutture Salvini, Calderone, Fitto. E infine, a chiudere le tre giorni, Giorgetti.
L'intervento di Zelensky – "La nostra collaborazione con l'Italia è fondamentale ogni giorno e non abbiamo mai avuto dubbi rispetto alla forza delle decisioni dell'Italia nei nostri confronti rispetto al supporto per l'Ucraina – ha dichiarato Zelensky in collegamento video al Forum The European House-Ambrosetti a Cernobbio –. Vogliamo ringraziare l'Italia per il sostegno politico che ci ha dato e anche l'Ue per aver sostenuto la nostra candidatura e gli impegni per garantire la sicurezza del nostro Paese. Sono certo che questo sia il momento delle decisioni forti per la nostra sicurezza e per l'Europa. Vediamo chiaramente chi è il nemico. Non c'è forza dall'altra parte del fronte, stanno solo commettendo crimini contro l'umanità, il mondo vede tutto questo. Chi vede forza in un missile lanciato contro un aereo che sta volando in assoluta pace, chi vede forza in un leader che deve muoversi nel suo stesso Paese in un mezzo blindato? Vediamo la debolezza, non forza, anche quando stanno cercando di creare caos in Africa. Non stanno dimostrando di essere forti, ma di distrarre il mondo. Il terrore non significa forza. Se è vero che Putin ha ucciso Prigozhin – stiamo ancora aspettando conferma di questo – ci sta ulteriormente mostrando la sua debolezza. La promessa di certe garanzie a Prigozhin e poi la sua uccisione significa quanto deboli siano le parole di Putin. È impossibile andare a negoziare con Putin perché non riesce a mantenere le sue stesse parole e promesse. Tutto questo conferma che non possiamo fidarci di Putin e che la sua parola non vale nulla. Aveva paura di Prigozhin e quindi lo ha gestito come abbiamo visto. Senza la Crimea, senza il Donbass e i territori occupati non ci potrà essere una pace sostenibile in Ucraina e quindi nemmeno nell'area europea. L'Ucraina essendo una nazione civilizzata non riconosce la parte di Crimea che appartiene alla federazione russa, altri Paesi non riconoscono questo e quindi la situazione non è sostenibile e ci sarà un caos permanente, è questo che cerca la Russia. Questo può essere risolto in modo diplomatico o militare. Le truppe russe dovrebbero lasciare la penisola senza ulteriori pressioni, consentirebbe di risparmiare vite".