(Teleborsa) - La presidente della Banca Centrale Europea,
Christine Lagarde, ha garantito che l'Istituto di Francoforte continuerà ad assicurare la
stabilità dei prezzi come ha fatto negli ultimi 20 anni. "Rispetto alle nostre aspettative in dicembre i rischi sulle prospettive inflazionistiche aumentano", ha però affermato in audizione alla commissione Affari Economici e Monetari al Parlamento europeo. Secondo gli indicatori di lungo periodo "l'
inflazione tornerà al 2% entro il 2023 e dovrebbe restare attorno a questa quota successivamente", ha dichiarato Lagarde. "La prospettiva per l'inflazione è incerta, è probabile rimanga elevata più a lungo di quanto atteso precedentemente, ma che declini nel corso di quest'anno", ha spiegato Lagarde, "i
prezzi dell'energia continuano ad essere la principale causa dell'elevato tasso di inflazione".
"A marzo le proiezioni degli esperti della BCE forniranno una
valutazione aggiornata, tenendo conto dei dati più recenti" e ciò "aiuterà il Consiglio direttivo a valutare meglio le
implicazioni delle cifre sorprendentemente elevate sull'inflazione di dicembre e gennaio per le prospettive a medio termine", ha aggiunto.
"Non si verificherà un aumento dei
tassi prima del termine dei nostri
acquisti netti di asset", ha poi assicurato la presidente della BCE, sottolineando che "ci sono tre condizioni che dovranno essere soddisfatte" prima che vi sia "sufficiente fiducia" che "un'inclinazione del nostro tasso di riferimento sia appropriata. Tutte e tre le
condizioni sono intese come
salvaguardie contro un aumento prematuro dei tassi di interesse". "Qualsiasi adeguamento alla nostra politica sarà graduale", ha aggiunto.
"Dati recenti confermano che la
crescita trimestrale è rallentata allo 0,3 per cento nell'ultimo trimestre del 2021, il che ha comunque consentito al PIL di riprendersi al
livello pre-pandemia. Il moderato slancio della crescita è il risultato principalmente della rapida diffusione della
variante Omicron", ha infine sottolineato Lagarde che ha comunque riconosciuto che se da un lato le incertezze legate alla pandemia "sono leggermente diminuite, dall'altro "le tensioni geopolitiche sono aumentate e i costi dell'energia persistentemente elevati potrebbero esercitare un freno più forte del previsto su consumi e investimenti".