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Agroalimentare sotto pressione da cambio spesa consumatori e nuove normative

I dati del rapporto Nomisma in occasione della conferenza economica degli agricoltori italiani

Agroalimentare, Economia
Agroalimentare sotto pressione da cambio spesa consumatori e nuove normative
(Teleborsa) - L'agricoltura italiana è "in fase di stallo" e, pur confermandosi fra le principali dell'Unione europea per valore della produzione (72,4 miliardi di euro), registra una variazione positiva solo grazie all'impennata dei prezzi agricoli (+21%). È quanto emerge dello studio Nomisma per la Confederazione italiana agricoltori (CIA) "Le nuove sfide per l'agricoltura italiana", dove viene ricordato che gli agricoltori sono colpiti dall'aumento dei costi di produzione a causa della guerra e i consumatori risultano crisi per l'altissima inflazione.

Dal report emerge che le commodity, già cresciute nel 2021, sono schizzate nel 2022: riso (+69%), soia (+12%), frumento (+42%), mais (+39%). L'inflazione pesa su tutto il settore food (+13,1% annuo) con picchi per pasta (+20%), prodotti lattiero-caseari (+17,4%) e olio (+16,2%). Allo stesso tempo, tutti i settori agricoli sono stretti dall'aumento generale dei costi di produzione (+22%), guidati dal +55% della voce energia. Le maggiori tensioni si registrano nell'approvvigionamento degli input tecnici dall'estero, soprattutto fertilizzanti, che per il 62% sono extra-UE.

Come cambia la spesa alimentare

Il 98% degli italiani è preoccupato per la crescita dei prezzi alimentari. L'84% dei consumatori ha, infatti, modificato la spesa alimentare, con lo stop al superfluo per il 46% e la rinuncia ai beni voluttuari e di maggior costo: carni rosse tagliate (-14%), pesce (-9%), salumi (-8%) e vino (-6%).

Lo testimoniano anche i canali retail che vedono un +12% dei discount. Anche la crescita dell'export agroalimentare (+16% sul 2021) è in parte legata all'inflazione. Parallelamente, l'aumento dell'import porta al netto peggioramento del saldo attivo della bilancia commerciale (da 4,9 miliardi del 2021 a soli 300 milioni per il 2022). "La filiera ha, dunque, retto, di fronte alle difficoltà, ma potrebbe pericolosamente vacillare se la situazione si protrae per tutto il 2023", commenta la CIA.

I timori per le rese dei raccolti

Lo studio ricorda che il 2023 si è aperto con l'avvio della nuova PAC, che ha per obiettivo la redistribuzione a favore delle aziende medio-piccole (solo il 4,5% ha superficie maggiore di 50 ettari) e interventi a favore dei giovani agricoltori (il 9,3% degli agricoltori è under 40), mentre il 25% delle risorse complessive (875 milioni) è destinato a incentivare le pratiche sostenibili necessarie alla transizione ecologica. Parallelamente, prosegue l'attuazione del PNRR che dedica 8,5 miliardi all’agroalimentare. Tutti questi fondi UE sono orientati dalla strategia Farm to Fork.

"Resta tuttavia interrogativo sugli effetti che potrebbe generare sulla produzione la proposta di nuovo Regolamento sull'Uso sostenibile (SUR) - decisione slittata di alcuni mesi - con cui l'UE chiede all'Italia di ridurre del 62% l'uso dei fitosanitari e del 45% quelli più pericolosi", viene sottolineato.

In assenza di difesa, però, si calcola un calo del 70% per le rese di grano duro, del 62% per l'olio e addirittura dell'81% per il pomodoro da salsa, dell'84% per il riso e dell'87% per il mais, indispensabile alla zootecnia da cui dipende il Made in Italy.

L'agricoltura tricolore, intanto, ha già avviato il percorso di riduzione dei fitofarmaci (-38%), impiega per il 45% prodotti ammessi nel bio e può centrare il target del 25% di superfici biologiche al 2030, con 2,2 milioni di ettari già convertiti e uno scarto di altri 900 mila ettari per giungere all'obiettivo finale di 3,1 milioni di ettari.

Agriturismi italiani leader in UE

C'è anche un'Italia agricola che è leader in Europa per le attività connesse, come gli agriturismi, la prima trasformazione, le fattorie sociali e le agroenergie. Valgono 5,3 miliardi e incidono sulla produzione agricola per il 10% (in UE solo il 4%) e si confermano elemento importante per preservare il capitale umano nelle aree rurali.

Si registrano tuttavia due velocità, con il Centro-Nord del Paese che è molto più avanti in fase di integrazione della multifunzionalità (Nord-Ovest 12%, Nord-Est 10%, Centro 9%), rispetto al Sud (solo il 2%), che potrebbe potenziare specialmente gli agriturismi, nelle regioni a forte vocazione turistica.
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