(Teleborsa) - Sono molte le difficoltà che il sistema dei trasporti sta riscontrando ai
valichi alpini: le già note limitazioni nel tunnel del
Gottardo, l’interruzione della linea ferroviaria del Frejus, le interruzioni già programmate per lavori sulla
linea del Brennero adesso vengono aggravate dalla frana che si è abbattuta domenica sull’autostrada A43 nella Savoia francese (comportando l’interruzione parziale del traffico stradale verso sud e la sospensione del flusso ferroviario tra Francia e Italia). Tutto questo riaccende l’attenzione su un tema strettamente connesso: a partire da lunedì prossimo per il tunnel del Monte Bianco, da cui passano circa 4.600 camion al giorno, sono programmati lavori di manutenzione che porterebbero ad una chiusura di 15 settimane consecutive.
Alle ore 18 di ieri è stata intanto riaperta la
linea ferroviaria del Brennero, chiusa da lunedì mattina sul versante austriaco per una frana dovuta al maltempo che ha interessato la zona. "I lavori hanno permesso di ripristinare la linea liberando i binari che erano stati invasi dai detriti tra i paesi di Steinach e il confine di Stato. La ripresa della circolazione – ha precisato
Rfi – contribuirà ad alleggerire la pressione sui valichi alpini fortemente compromessi dal
maltempo".
Per quel che riguarda invece la chiusura del tunnel del Monte Bianco si fa strada l'ipotesi di un rinvio della chiusura programmata per il 4 settembre dopo la videocall tra il ministro delle Infrastrutture,
Matteo Salvini, e il collega transalpino,
Clément Beaune. Maggiori informazioni si avranno tra la giornata di domani e venerdì quando saranno ultimate le verifiche francesi sul tratto della A43 colpito dalla frana.
“La chiusura di questi collegamenti fondamentali con i nostri principali mercati di esportazione rischia di tagliare il nostro
export e di avvantaggiare altri paesi come la
Spagna”, ha dichiarato l’amministratore delegato di
Filiera Italia,
Luigi Scordamaglia. Da est a ovest, ogni anno, passano per l’arco alpino italiano oltre 170 milioni di tonnellate di merci, il 60% di quanto il Paese importa ed esporta, da e verso il resto del mondo.
Ora, l’avvicendarsi di
eventi avversi e di
criticità già note pone il rischio concreto di blocchi e colli di bottiglia, con conseguenze dirette sul
tessuto economico, in particolare per il comparto record dell’ agroalimentare, che del settore è il capofila dopo aver raggiunto i 60,7 miliardi nel 2022 ed aver registrato un +8% che nei primi cinque mesi di quest’anno. Quasi i due terzi (63%) delle esportazioni agroalimentari italiane interessano i Paesi dell’Unione Europea, e vengono raggiunti principalmente attraverso i valichi alpini. L’88% delle merci che in Italia viaggia infatti su gomma:
“Non si può continuare a puntare su un asset così fondamentale per l’economia del paese senza investire adeguatamente in infrastrutture logistiche, la necessità è di cambiare un paradigma che ha portato negli anni a far viaggiare l’85% delle nostre merci su gomma – conclude Scordamaglia –. Bene in questo senso gli investimenti del
PNRR destinati alla
logistica, mirati a ridurre il costo ad oggi più alto in Europa, quello del trasporto pesante pari a 1,12 € a km. Essenziale anche che questi investimenti vengano esclusi dal conteggio del debito pubblico nel prossimo patto di stabilità UE’.
(Foto: Christophe Jacquet CC BY-SA 3.0)