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Una BCE più "Falco" del previsto affonda i BTP

Gli operatori sono arrivati a prezzare un primo rialzo dei tassi già a giugno

Finanza
Una BCE più "Falco" del previsto affonda i BTP
(Teleborsa) - La riunione della BCE di questa settimana era descritta da molti come un non evento, in quanto non erano attese nuove misure di politica monetaria o nuove proiezioni macroeconomiche. Osservando però i rendimenti dell'obbligazionario dell'area euro al termine della settimana, non si può certo affermare che le mosse di Francoforte non abbiamo pesato sui mercati. Nelle dichiarazioni della presidente BCE Christine Lagarde, che ha ammesso i crescenti rischi inflattivi, è stato letto un tono da "falco" più marcato di quanto il mercato si aspettasse. Ciò, soprattutto nella giornata odierna, ha innescato una brusca correzione delle prospettive di politica monetaria, con i tassi impliciti arrivati a scontare un primo rialzo dei tassi di 10 punti base già a giugno (e 50 punti base entro fine anno). A ciò si sono aggiunti i dati del mercato del lavoro USA diffusi oggi pomeriggio; essendo risultati molto migliori delle attese, potrebbero incoraggiare la Federal Reserve ad aumentare i tassi di interesse di mezzo punto percentuale nella riunione di marzo, più dei 25 punti base prezzati finora.

"Crediamo ancora che un primo rialzo dei tassi prima della fine del 2022 non sia (ancora) sul tavolo, dato che la dichiarazione di politica monetaria continua ad affermare che il Consiglio direttivo si aspetta che i tassi di interesse chiave della BCE rimangano ai loro livelli attuali o inferiori", ha commentato Reto Cueni, Chief Economist di Vontobel. "Inoltre, la presidente Lagarde ha sottolineato che "è ovvio che una posizione di politica monetaria espansiva per sostenere l'economia è ancora necessaria". Tuttavia, i rischi di un aumento dei tassi nell'anno in corso sono chiaramente aumentati, il che ha spinto i rendimenti dei titoli di stato in Europa già più in alto", ha aggiunto l'economista.

A soffrire di più sono stati, come al solito, i bond governativi "periferici" della zona euro. Il BTP decennale italiano ha chiuso la giornata in aumento di circa 10 punti base con un rendimento a 1,74%. Il differenziale tra rendimento del BTP decennale italiano e il Bund decennale tedesco ha terminato la seduta a quota 151 punti base dai 145 della chiusura precedente. Nel corso della seduta lo spread ha oscillato tra un minimo di 141 a un massimo di 155. Il decennale spagnolo ha segnato un rialzo di 10 punti base a 1,03%, quello greco di 18 punti base a 2,23% e quello portoghese di 9 punti base a 0,96%.

"In effetti, gli operatori di mercato hanno concluso che un cambiamento verso un atteggiamento falco arriverà sulla scia delle revisioni delle previsioni alla riunione di marzo, con i rischi di inflazione chiaramente sbilanciati verso l'alto - ha affermato Mark Dowding, CIO di BlueBay - Fino ad oggi, l'Eurotower ha dato una forward guidance sul fatto che i tassi non saliranno fino a quando gli acquisti di asset non cesseranno. Tuttavia, con i mercati che ora si aspettano un rialzo di 10 punti base a giugno, c’è la sensazione che questo servirà anche a innescare una fine anticipata degli acquisti di asset, mettendo sotto pressione gli spread nella zona euro".

Nella giornata di ieri la Bank of England ha aumentato i tassi allo 0,5%, come previsto, mentre una divisione nel voto (5-4) ha mostrato che il Comitato era quasi pronto ad aumentare il tasso di base di 50 punti base; i primi passi fatti per implementare il Quantitative Tightening (QE) attraverso la vendita delle obbligazioni societarie sono stati anch'essi una sorpresa per i mercati. Proprio delle mosse della banche centrali sul QE si parlerà di più nei prossimi mesi, in quanto le principali istituzioni di politica monetaria di tutto il mondo stanno per intraprendere "il più grande quantitative tightening della storia", secondo gli analisti di Morgan Stanley, che ha stimato che saranno circa 2.200 i miliardi di dollari di stimolo che verranno ritirati nei prossimi 12 mesi.

"I bilanci delle banche centrali del G4 (ovvero Federal Reserve, Banca Centrale Europea, Banca del Giappone e Banca d'Inghilterra) raggiungeranno il picco a maggio", hanno affermato gli analisti della banca d'affari statunitense, aggiungendo che i tagli previsti da 2.200 miliardi di dollari, se realizzati, sarebbero 4,5 volte quelli del 2018, quando la riduzione fu pari a 500 miliardi di dollari. "Prevediamo che il bilancio della Banca Centrale Europea si riduca in realtà in maniera più rapida rispetto a quello della FED da maggio 2022 a maggio 2023, data la minore liquidità fornita dal Tltro", si legge nella ricerca.
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