(Teleborsa) -
La crescente aspettativa di vita è senza dubbio una delle trasformazioni più rilevanti del nostro tempo, con impatti significativi sulle scelte finanziarie delle famiglie italiane: è in questo contesto che si inserisce il report
"Longevity Risk e Goal based investing: pianificare il benessere finanziario a lungo termine", realizzato dall'Associazione Italiana Private Banking (AIPB), assieme all’Università del Salento e l’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”.
Lo studio analizza le sfide e le opportunità legate al rischio di longevità, le conseguenze sulle scelte di investimento e sulle strategie di gestione del patrimonio nel lungo periodo, approfondendo in particolare le strategie di
Goal-Based Investing. Il rapporto è stato presentato durante un evento, che si è svolto presso la Swiss Chamber di Milano, cui hanno preso parte Andrea Ragaini (Presidente di AIPB), Paolo Antonio Cucurachi e Ugo Pomante, autori dello studio, Mauro Carcano (Partner di Prometeia, Head of Wealth and Asset Management Regulation), Anna Bagella (Responsabile Sviluppo Offerta di Fideuram Intesa Sanpaolo Private Banking), Giovanni Ronca (Consigliere AIPB e Head of Wealth Management di UBS Europe), Cesare Lanati (Head of Wealth Planning di Banca Mediolanum), Filippo Battistini (Head of Business Development/ Wholesale Italy di Allianz Global Investors), Andrea Binelli (Deputy General Manager di Amundi SGR), Giuseppe Codazzi (Project Manager di Gimme5 e Data Scientist di AcomeA SGR), Frank Di Crocco (Acting Head of Italy Distribution di Invesco), Marco Passafiume Alfieri (Amministratore Delegato di CNP Vita Assicura) e Marco Zanuso (Chief Sales & Marketing Officer di Generali Investments).
“L'allungamento della vita rappresenta
un meraviglioso traguardo scientifico per l’uomo ma richiede allo stesso tempo un nuovo approccio nella gestione del patrimonio. Il
Private Banking r
iveste un ruolo cruciale nell'accompagnare i clienti nella pianificazione di lungo termine, aiutandoli a preservare il tenore di vita e a gestire il patrimonio in chiave intergenerazionale e dinastica. Lo studio evidenzia che, sebbene il 65% dei clienti sia preoccupato per l’impatto finanziario di una vita molto lunga e il 77,5% degli investitori riconosca l'importanza della consulenza a lungo termine, ancora troppo pochi adottano strategie concrete per affrontare il Longevity Risk. Come industria siamo fortemente impegnati a fornire un supporto consulenziale di qualità che risponda alle nuove sfide demografiche, anche tramite soluzioni e strumenti innovativi ", ha dichiarato Andrea Ragaini, Presidente di AIPB.
L'Italia, tra l'altro, è tra i Paesi con la popolazione più longeva al mondo: si stima che entro il 2040 oltre il 32% degli italiani avrà più di 65 anni. A livello sistemico, l'aumento dell’aspettativa di vita può portare a una modifica della struttura dei consumi, con un aumento delle spese mediche e assistenziali. Inoltre, l'invecchiamento della popolazione, combinato con il calo delle nascite, può determinare una riduzione della forza lavoro e pressioni sul bilancio pubblico a causa della crescita delle spese sanitarie e assistenziali. A livello individuale, il Longevity Risk implica che un numero crescente di individui dovrà pianificare risorse sufficienti per mantenere il proprio tenore di vita per un periodo più lungo del previsto. Sulla base dell’indagine presentata nel report, l'88% degli intermediari considera il Longevity Risk “molto" (32%) o "abbastanza" (56%) importante nella valutazione del portafoglio di un cliente Private (fig.2). Tuttavia, solo il 13% degli investitori integra pienamente il rischio di longevità nelle proprie strategie finanziarie, mentre un significativo 66% ritiene che la propria pianificazione ne tenga conto solo in parte (fig.3).
Allungamento del ciclo di vita che impone una revisione delle strategie di investimento, con particolare attenzione alla diversificazione temporale riducendo progressivamente il rischio e alla capacità di generare reddito sostenibile nel lungo periodo. Le persone più lungimiranti tendono a pianificare con maggiore accuratezza, allocando risorse a lungo termine per mitigare l'impatto del Longevity Risk. Al contrario, coloro che rimandano le decisioni finanziarie rischiano di esaurire prematuramente le proprie risorse, compromettendo la sicurezza economica futura.
Lo studio mostra come il
Longevity Risk non riguardi esclusivamente la fase post-lavorativa, ma imponga anzi un ripensamento complessivo della gestione del patrimonio lungo l'intero ciclo di vita. La necessità di affrontare spese impreviste, come cure mediche o assistenza a lungo termine, può infatti incidere significativamente sull'equilibrio finanziario delle famiglie.
Ed è in questo quadro che il
Private Banking dovrà avere un
duplice ruolo: da una parte, guidare i clienti verso l’adozione di una pianificazione previdente e, dall’altra, sviluppare soluzioni innovative per gestire il Longevity Risk. Se da un lato il 77,5% degli investitori valuta come molto utile il supporto e la consulenza della propria banca per la pianificazione a lungo termine e la salvaguardia del patrimonio familiare, dall'altro emerge un bisogno di maggiore informazione e strumenti dedicati per affrontare le sfide legate alla longevità. Infatti, solo il 16% degli intervistati definisce il portafoglio investimenti insieme al consulente in modo completamente orientato a specifici obiettivi di spesa, mentre il 78% lo fa parzialmente.
Infine, solo il 42% pianifica i propri investimenti in funzione degli obiettivi di vita, mentre il 58% si concentra sulla massimizzazione del rendimento senza una chiara strategia di lungo periodo.
(Foto: Joshua Mayo su Unsplash)