(Teleborsa) -
L'inflazione rallenta la corsa a maggio. Secondo le stime preliminari dell'Istat, l'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività al lordo dei tabacchi registra un aumento dello 0,3% su base mensile e del 7,6% su base annua, dal +8,2% di aprile.
La decelerazione - che riporta il tasso ai livelli di marzo -
si deve, in prima battuta, al rallentamento su base tendenziale dei prezzi dei beni energetici non regolamentati (da +26,6% a +20,5%) e, in misura minore, degli alimentari lavorati (da +14,0% a +13,4%).
Come sempre, arrivano i
commenti delle associazioni che segnalano come il quadro sia ancora pieno di incertezze "Anche se i dati evidenziano un rallentamento della spinta inflattiva, Istat rileva a maggio un peggioramento del clima di fiducia dei consumatori. Un segnale che fotografa come le famiglie siano ancora in difficoltà dal punto di vista economico per effetto degli aumenti dei prezzi degli scorsi mesi, nonostante le imprese della Distribuzione Moderna abbiano fatto nell'ultimo anno uno sforzo economico importante a sostegno del potere d'acquisto degli italiani, sacrificando parte delle proprie marginalità per gradualizzare il trasferimento al consumo dell'aumento dei costi per effetto dei rincari delle materie prime e dei beni energetici". Così
Carlo Alberto Buttarelli, Presidente di Federdistribuzione sui prezzi al consumo del mese di maggio diffusi dall'Istat. "
Siamo preoccupati - ha aggiunto - per la tenuta dei consumi nei prossimi mesi, che sono già in terreno negativo per quanto riguarda i volumi di vendita, specialmente nel settore alimentare dove registriamo un dato di circa -4% su base annua. In alcuni settori del non food si assiste a un rallentamento dei consumi, anche per effetto del meteo che, in queste settimane, ha influenzato negativamente in particolare le vendite nel settore dell'abbigliamento. In uno scenario in cui i prezzi rimarranno alti, le aziende della Distribuzione Moderna continueranno a venire incontro alle esigenze delle famiglie garantendo un'offerta improntata su qualità e convenienza. Rimane però fondamentale indirizzare tutte le risorse possibili per favorire nei prossimi mesi la ripresa della domanda interna, garantendo così stabilità sia alle imprese sia alle filiere di eccellenza del Made in Italy"
"Nel mese di maggio l'inflazione italiana è tornata a rallentare attestandosi al 7,6% su base annua. Al di là dei segnali positivi provenienti dalla minor dinamicità dell'inflazione di fondo, a conferma di come le tensioni accumulate all'interno del sistema si vadano lentamente attenuando, permangono pericolose incertezze sull'orizzonte temporale entro il quale la variazione dei prezzi al consumo risulterà coerente con gli obiettivi delle autorità di politica monetaria. Allo stato attuale, questo risultato dovrebbe essere raggiunto non prima del prossimo autunno". È questo il commento dell'Ufficio Studi di
Confcommercio ai dati diffusi dall'Istat. Quanto al dato sul Pil del primo trimestre, la revisione al rialzo "oltre a consolidare le attese di una crescita per il 2023 superiore all'1%, e forse prossima al punto e mezzo, continua a porre il nostro Paese tra le economie più dinamiche della fase post pandemica. La moderata ripresa dei consumi delle famiglie, legata in parte al recupero della domanda di autoveicoli, e il permanere degli investimenti in territorio positivo, sostengono il recupero della nostra economia che, al di là della piccola battuta d'arresto dei mesi finali dello scorso anno, prosegue dall'inizio del 2021. Le possibilità di mantenere un p
rofilo di crescita vivace anche nei prossimi mesi saranno determinate dalle dinamiche inflazionistiche, dagli impatti dei tassi d'interesse e dal tenore del commercio mondiale"."Le stime Istat sull'inflazione nel mese di maggio, tornata sui livelli di marzo dopo l'aumento di aprile, non forniscono ancora certezze. Non si delinea infatti un percorso deciso di riduzione, anche se l'inflazione acquisita per ora è circa 3 punti al di sotto di quella record del 2022. Le nostre previsioni, peraltro, la collocano al 5,7% e fino al 2026 non si toccherà il livello di guardia del 2%". È il commento dell'Ufficio economico
Confesercenti ai dati Istat. Su questo "pesano anche le politiche monetarie della Bce per regolare l'inflazione e l'aumento dei tassi di interesse che hanno avuto forti ripercussioni sulle imprese italiane. Facciamo nostro il monito del Governatore di Bankitalia Ignazio Visco che nella sua relazione annuale ha precisato che 'occorre prestare attenzione a che l'intensità della sua trasmissione non dia luogo a una frenata eccessiva dei consumi e degli investimentì". Il Governatore "ha presentato una visione dell'attuale condizione socio-economica italiana tutta da condividere: dalla complessità del sistema fiscale con necessità di semplificazioni all'impegno sull'evasione per far emergere il sommerso. Sul salario minimo la nostra proposta
è quella di lavorare sul rispetto e l'applicazione dei contratti nazionali e favorire la detassazione dei rinnovi contrattuali".
L?'inflazione scende solo grazie al rallentamento dei beni energetici, con quelli non regolamentati che a maggio frenano dal +26,6% al +20,5% -
spiega il Presidente del Codacons Carlo Rienzi ? Un effetto ottico, dunque, che altera il dato sull?'inflazione, dimostrato dall?andamento degli altri comparti: i prezzi degli alimentari rimangono a livelli sostenuti (+11,9%), al pari del carrello della spesa (+11,3%), impattando sulle tasche delle famiglie?.
In base ai calcoli del Codacons, infatti, l?inflazione al 7,6% si traduce in una maggiore spesa su base annua pari a +2.879 per un nucleo con due figli,
+2.223 la famiglia ?tipo?. Solo per mangiare, un nucleo spende in media 915 euro in più, a parità di consumi.
I dati sull’inflazione di maggio "dimostrano come l’emergenza prezzi sia tutt’altro che risolta in Italia, con i listini al dettaglio che per alcuni comparti, come alimentari e carrello della spesa, rimangono a livelli elevati". Lo afferma
Assoutenti, commentando i numeri diffusi oggi dall’Istat.
“Nonostante la frenata dell’inflazione, solo per l’acquisto di cibo e bevande una famiglia con due figli si ritrova oggi a spendere 915 euro in più su base annua, a causa dei pesanti rincari che hanno colpito il settore alimentare – spiega il presidente di
Assoutenti, Furio Truzzi – I consumatori stanno reagendo tagliando la spesa alimentare e rinunciando sempre più alla qualità, pur di far quadrare i conti a fine mese. Per questo crediamo sia indispensabile realizzare, in collaborazione con la Gdo, i produttori e gli enti locali, un paniere di beni a prezzi calmierati, da individuare mese per mese a seconda dell’andamento dei listini al dettaglio, per consentire a tutte le famiglie di mettere il cibo in tavola senza subire salassi, tutelando così redditi e potere d’acquisto” – conclude Truzzi.
"Ottima notizia. L'inflazione rallenta. E' positivo che dopo il rialzo di aprile, dovuto al ripristino degli oneri di sistema sulla luce e la gran parte di quelli sul gas, che aveva fatto schizzare i prezzi dei beni energetici, ora, grazie al crollo del prezzo del gas che si è verificato in questo mese nel mercato di Amsterdam, l'inflazione riprende il suo percorso virtuoso, tornando a scendere. Non è un caso che a decelerare siano stati soprattutto i beni energetici non regolamentati, visto che l'aggiornamento dei prezzi del mercato tutelato non è ancora scattato" afferma
Massimiliano Dona, presidente dell'Unione Nazionale Consumatori."Naturalmente i problemi delle famiglie sono ben lungi dall'essere risolti. I prezzi, infatti, anche a maggio continuano a salire: + 0,3% su aprile 2023. Per una coppia con due figli, l'inflazione a +7,6% significa una stangata pari a 2257 euro su base annua, di questi ben 915 servono solo per far fronte ai rincari dell'
11,9% di cibo e bevande. Per una coppia con 1 figlio, la spesa aggiuntiva è pari a 2069 euro, 826 per mangiare e bere. In media per una famiglia la mazzata è di 1727 euro, 671 per prodotti alimentari e bevande analcoliche. Il primato alle famiglie numerose con più di 3 figli con una batosta pari a 2540 euro, 1093 solo per nutrirsi e dissetarsi" conclude Dona.