Facebook Pixel
Milano 13-set
0 0,00%
Nasdaq 13-set
19.515 +0,47%
Dow Jones 13-set
41.394 +0,72%
Londra 13-set
8.273 +0,39%
Francoforte 13-set
18.699 +0,98%

Corte dei conti Ue: "Fondi per ripresa post-COVID filtrano più lentamente del previsto nell'economia reale"

Solo la metà circa del denaro trasferito da Bruxelles alle capitali nazionali avrebbe raggiunto i destinatari finali

Economia
Corte dei conti Ue: "Fondi per ripresa post-COVID filtrano più lentamente del previsto nell'economia reale"
(Teleborsa) - Nei primi tre anni del dispositivo per la ripresa e la resilienza (RRF), istituito dall'UE con una dotazione di 724 miliardi di euro, si sono osservati ritardi nell'erogazione dei fondi e nell'attuazione dei progetti. È così messo a rischio il conseguimento degli obiettivi tesi ad aiutare la ripresa dei paesi UE dalla pandemia di COVID-19 e ad accrescere la resilienza di questi ultimi. È quanto emerge da una relazione della Corte dei conti europea.

Nonostante il progredire del tasso dei pagamenti eseguiti dalla Commissione europea, gli Stati membri – rileva la Corte – potrebbero non essere in grado di attingere ai fondi o assorbirli per tempo, completare le misure previste prima dello scadere dell'RRF nell'agosto 2026 e, quindi, godere dei benefici economici e sociali attesi.

Istituito nel febbraio 2021, l'RRF finanzia riforme e investimenti negli Stati membri dell'UE, a partire dall'insorgere della pandemia nel febbraio 2020 fino a fine agosto 2026. È incentrato su sei settori prioritari, tra cui la transizione verde e la trasformazione digitale. I paesi possono ricevere i fondi in funzione dei progressi compiuti.

"Un assorbimento tempestivo dell'RRF è indispensabile: aiuta a evitare strozzature nell'esecuzione delle misure verso la fine del ciclo di vita del dispositivo e riduce il rischio di spese inefficienti e irregolari – ha dichiarato Ivana Maletic, il membro della Corte responsabile dell'audit –. Lanciamo un segnale d'allarme, perché a metà percorso i paesi UE avevano attinto a meno di un terzo dei finanziamenti previsti ed erano avanzati per meno del 30 % verso i traguardi e gli obiettivi prefissati".

Per contro, un aspetto positivo è che, grazie a un prefinanziamento massimo del 13 % dell'importo erogabile agli Stati membri, è stato possibile versare rapidamente più fondi all'inizio, in linea con le finalità della risposta alla crisi. La Corte critica però il ritmo con cui da allora si è fatto ricorso al grosso dei fondi. A fine 2023, erano stati trasferiti solo 213 miliardi di euro dalla Commissione alle casseforti nazionali. Non è detto poi che questi soldi siano arrivati ai destinatari finali, fra cui imprese private, società pubbliche di servizi energetici e scuole. Di fatto, quasi la metà dei fondi RRF erogati ai 15 Stati membri che hanno fornito le necessarie informazioni al riguardo non aveva ancora raggiunto i destinatari finali.

Quasi tutti i paesi – fa sapere la Corte – hanno presentato in ritardo le richieste di pagamento alla Commissione, spesso a causa dell'inflazione o di carenze di approvvigionamento, di incertezze circa la normativa ambientale e di una capacità amministrativa insufficiente. A fine 2023 era stato presentato il 70 percento delle richieste previste e per un ammontare inferiore del 16 percento circa alle attese; per svariati motivi, sette paesi non avevano ricevuto alcun finanziamento per il soddisfacente conseguimento di traguardi e obiettivi. La Commissione e gli Stati membri hanno intrapreso azioni per agevolare l'assorbimento, specie nel 2023, ma è prematuro verificarne l'eventuale impatto.

"Vi è il rischio – si legge nella relazione – che non tutte le misure previste siano completate per tempo. A fine 2023 le richieste di pagamento avevano riguardato meno del 30 percento degli oltre 6mila traguardi e obiettivi (cioè gli indicatori dello stato di avanzamento) totali; ne consegue che sono tanti (forse i più difficili) quelli ancora da raggiungere. Molti paesi hanno realizzato innanzitutto le riforme prima di procedere con gli investimenti. È probabile, tuttavia, che la concentrazione di questi ultimi verso la fine del periodo utile aggravi ulteriormente i ritardi e rallenti l'assorbimento".

Infine, – conclude la Corte – gli esborsi non riflettono necessariamente la quantità e l'importanza dei traguardi e degli obiettivi, per cui potrebbero essere versati fondi ingenti senza che le misure corrispondenti siano portate a termine dagli Stati membri. La Corte sottolinea che la normativa non prevede il recupero dei fondi se i traguardi e gli obiettivi sono raggiunti, ma le misure da ultimo non vengono completate.







(Foto: © Iaroslav Danylchenko /123RF)
Condividi
```