(Teleborsa) - "È nel programma di governo e intendiamo realizzarla". È quanto ha affermato il
ministro degli Affari regionali, Roberto Calderoli, replicando a chi gli chiedeva dei tempi e dell'intenzione del governo di realizzate l'autonomia. Ma sul punto le Regioni si mostrano divise.
Il tema dell'
Autonomia oggi è stato al centro di una riunione che si è svolta alla Camera tra la
premier Giorgia Meloni, i due
vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani,
Calderoli e, videocollegato da Bruxelles, il
ministro per gli Affari Ue Raffaele Fitto.
L'attuazione dell'
articolo 116 della Costituzione, modificato nel 2001, prevede che alle Regioni a statuto ordinario possono essere attribuite ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia su un elenco molto ampio di materie, previste sempre dalla Costituzione, all'articolo 117. Si tratta di quelle con "potestà legislativa concorrente" tra Stato e Regioni (tra cui la scuola, la ricerca, il commercio con l'estero), più 3 materie di competenza statale che possono essere devolute, tra cui la giustizia di pace: in tutto sono 23.
Lombardia, Veneto e Piemonte hanno già fatto sapere di essere interessate a tutte, la
Liguria di Giovanni Toti pensa alla potestà sui porti, il
governatore della Toscana Eugenio Giani punta su beni culturali e geotermia.
"Ottime notizie arrivano dall'incontro di oggi. Un'occasione in più per sperare che il percorso per l'autonomia prenda corpo con questa maggioranza, l'unica che sta dimostrando fin dal primo giorno di mantener fede agli impegni, introducendo il progetto dell'autonomia definitivamente nel programma di Governo e affrontando di petto la questione – commenta il
presidente della Regione Veneto Luca Zaia –. Dall'incontro di oggi emerge che c'è sintonia nel portare avanti il progetto dell'autonomia; nessuno interpreta questo percorso come la secessione dei ricchi né tantomeno intende lasciar indietro qualcun altro. È pur vero che la visione di uno Stato moderno non prescinde dal doveroso impegno di assumersi responsabilità, il che fa rima con autonomia e con federalismo. Da parte del Veneto c'è piena disponibilità a ragionare sulla legge di attuazione, in maniera costruttiva e propositiva. Nella speranza che anche tutti coloro che hanno ancora perplessità lo facciano in maniera costruttiva, perché dire no a priori all'autonomia vuol dire disconoscere la Costituzione. L'autonomia è la Costituzione, chi è contro di essa è contro la carta costituzionale".
"Un ulteriore e importante passo avanti nel percorso che ci deve portare all'attuazione dell'autonomia. E dico deve perché non ci sono dubbi che questo obiettivo debba essere raggiunto senza perdite di tempo o tentativi mirati solo ed esclusivamente a rallentarne l'iter" – ha affermato il
presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana –. Innanzitutto nel rispetto della Costituzione e, anche, cosa per noi fondamentale, per dar seguito alla volontà degli elettori della Lombardia e del Veneto che hanno richiesto l'Autonomia con il referendum del 2017. Bisogna proseguire in maniera spedita, senza indugi, facendo coincidere tutti i passaggi legislativi e amministrativi necessari per arrivare al traguardo".
Di parere contrario, invece, il
presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca. "Il disegno di legge Calderoli, che è una bozza ma ci è stato presentato così, è assolutamente insostenibile. Prima decidiamo i livelli essenziali delle prestazioni e dei costi standard e, poi, andiamo avanti, fermo restando che l'unità nazionale è un bene sacro e inviolabile, in modo particolare in rapporto a mondo della scuola e tutela della salute dei cittadini italiani. Qualcuno immagina che l'autonomia differenziata possa valere per il mondo della scuola e per il personale sanitario, cioè – ha proseguito – di poter fare contratti regionali integrativi per il personale scolastico e sanitario. Questo significherebbe davvero spezzare l'unità nazionale. Per la scuola anche sul piano ideale e formativo. La scuola è il luogo di formazione delle giovani generazioni e di trasmissione dei valori, se anche i programmi scolastici diventano materia di politica politicante, buonanotte. Ma se per il personale sanitario e scolastico immaginiamo contratti integrativi regionali, è chiaro che si avvia un altro processo di mobilità dal Sud al Nord. Questa nostra battaglia dovrà essere inserita in una battaglia di carattere socioeconomico – ha concluso il governatore –. Negli ultimi dieci anni, se ne sono andati dal Sud 1,5 milioni di cittadini. Abbiamo nel Sud un problema drammatico di spopolamento, di crisi demografica. Questa, oggi, è la più grande emergenza dell'Italia. Dovremmo avviare una battaglia sociale, che ci auguriamo coinvolga tutto il Mezzogiorno, rispetto a due obiettivi: un piano per il lavoro per i giovani del Sud da impiegare nella pubblica amministrazione e un sistema di incentivi per gli investitori privati".