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Indagine BVA Doxa: solo il 20% dei lavoratori si sente a proprio agio nel condividere il proprio stato emotivo sul lavoro

Economia
Indagine BVA Doxa: solo il 20% dei lavoratori si sente a proprio agio nel condividere il proprio stato emotivo sul lavoro
(Teleborsa) - Solo il 20% dei lavoratori, sia white che blue collar, si sente effettivamente a proprio agio nell'esprimere il proprio stato emotivo all'interno del contesto lavorativo. Questo dato evidenzia come l'ambiente professionale continui a essere percepito come poco sicuro per affrontare eventuali difficoltà personali e psicologiche. Al contempo, i livelli di stress legati all'eccessivo ricorso agli straordinari rimangono alti, aggravando ulteriormente il benessere psicologico complessivo.

Questo il quadro emerso dall’ultima indagine condotta da BVA Doxa, che da cinque anni fotografa lo stato di salute psicologica dei dipendenti italiani, analizzando sia le loro condizioni emotive sia le strategie di coping utilizzate per affrontare il carico lavorativo. Dallo studio emergono forti criticità legate al benessere psicologico.

I dirigenti confermano di essere la categoria con il maggiore benessere psicologico, se comparato alle altre, nonostante un lieve peggioramento rispetto agli anni precedenti. Tuttavia, tra i blue collar il benessere risulta ancora profondamente compromesso, sebbene si osservi un modesto miglioramento rispetto al passato. Anche i white collar mantengono una condizione di stabilità, con livelli di stress comparabili alle precedenti rilevazioni e senza evidenti differenze tra le generazioni.

L’analisi ha indagato anche i fattori che incidono negativamente sul benessere emotivo. Tra questi spiccano l’inflazione e l'aumento generale dei costi, seguiti dal caro bollette, dai conflitti internazionali e dalle preoccupazioni legate ai cambiamenti climatici. Queste problematiche macroeconomiche si sommano a fattori intrinseci al contesto lavorativo, come la percezione di salari inadeguati e l’assenza di premi e incentivi, nonché scarse prospettive di crescita. Tutti questi aspetti contribuiscono a influenzare in maniera negativa la condizione personale e professionale dei lavoratori, con il 40% di loro che dichiara di soffrire frequentemente di ansia e insonnia.

Ma la sensazione di stanchezza e preoccupazione è particolarmente diffusa tra la Generazione Z, che manifesta alti livelli di ansia. I giovani lavoratori, infatti, si trovano spesso ad affrontare una disconnessione tra il percorso formativo e le opportunità professionali, con una crescente difficoltà a identificarsi nel proprio ruolo lavorativo. Questo fenomeno, aggravato da stipendi insufficienti e da un limitato accesso a opportunità di carriera, risulta essere uno dei principali fattori di malcontento.

Biancamaria Cavallini, Responsabile scientifica di Mindwork, sottolinea come "La Generazione Z è sempre più in difficoltà nel trovare un'identità professionale che rifletta le proprie aspettative. Ciò porta a un fenomeno di crescente disconnessione, tanto che risulta essere il cluster generazionale che più si dimette per ragioni legate a malessere psicologico associato al lavoro. Le aziende devono quindi mettere in campo azioni che siano in grado di costruire ambienti di lavoro inclusivi, capaci di favorire il benessere psicologico e l’engagement di tutte le generazioni di dipendenti".

Anche quest’anno le problematiche di burnout sono presenti in tutte le categorie lavorative. Sebbene dirigenti e white collar siano i più colpiti, sono i blue collar a manifestare la maggiore difficoltà nello staccare dal lavoro e recuperare il benessere psicologico. Tra i dirigenti, il burnout è spesso associato a una sensazione di impotenza, percezione di squilibrio tra vita professionale e privata e mancanza di equità all'interno dell'azienda.

Questi risultati indicano chiaramente la necessità di un maggiore supporto ai lavoratori. Infatti, nonostante molte aziende abbiano avviato programmi di welfare, questi restano spesso insufficienti per rispondere alle necessità dei dipendenti, in particolare per i blue collar, la categoria meno coinvolta in tali iniziative.

Mario Alessandra, Fondatore e Amministratore Delegato di Mindwork, ricorda infatti che "Il benessere psicologico dovrebbe essere una priorità assoluta per le aziende. Investire in questo ambito non solo migliora il clima lavorativo e la produttività, ma riduce significativamente fenomeni come l’assenteismo e il turnover, soprattutto tra i giovani lavoratori". Alessandra sottolinea inoltre come "non si tratta solo di mettere a disposizione strumenti, ma di creare un clima aziendale inclusivo e aperto, dove ogni individuo si senta ascoltato, supportato e ingaggiato".

Dato interessante, infatti, è la correlazione positiva tra investimenti nel benessere psicologico dei dipendenti e le performance aziendali. Circa il 70% dei lavoratori riconosce l’importanza di queste iniziative, mentre le aziende che si impegnano in tal senso osservano un miglioramento sia nella soddisfazione dei dipendenti sia nella sostenibilità a lungo termine del business. Tuttavia, permane una disparità tra le categorie: solo un’azienda su due offre iniziative concrete per il benessere dei blue collar, mentre per white collar e dirigenti sono smart working, flessibilità oraria e programmi strutturati di benessere le iniziative maggiormente diffuse.

Lo studio di BVA Doxa conferma, dunque, la necessità di un rinnovato impegno da parte delle aziende italiane per affrontare il tema del benessere psicologico. Nonostante alcuni segnali di miglioramento, il percorso verso ambienti di lavoro psicologicamente sicuri è ancora lungo.

(Foto: Glenn Carstens-Peters su Unsplash)
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