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Conti pubblici, Unimpresa: interessi Bot e Btp +32% in 4 anni

Spadafora: urgente e indispesanbile taglio dei tassi da parte della BCE

Economia
Conti pubblici, Unimpresa: interessi Bot e Btp +32% in 4 anni
(Teleborsa) - Il successo dei Bot e dei Btp costerà caro, complice l’elevato costo del denaro, alle casse dello Stato: dal 2023 al 2027, gli interessi che il Tesoro dovrà riconoscere ai sottoscrittori di titoli di Stato aumenteranno di quasi 25 miliardi di euro con una crescita che sfiorerà il 32% da 78 miliardi a 103 miliardi. La curva dell’andamento della spesa per interessi sul servizio del debito cresce costantemente e ancor più vertiginosa è l’aumento di questa voce del bilancio pubblico rispetto al pil: dal 3,8% del 2023 al 4,4% del 2027. È quanto emerge da un documento del Centro studi di Unimpresa, secondo cui il costo del rinnovamento del debito pubblico salirà del 7,8% quest’anno, del 4,6% nel 2025, del 7,7% nel 2026 e dell’8,4% nel 2027. Nell’arco del quadriennio la spesa per remunerare i sottoscrittori delle obbligazioni emesse dal Tesoro salirà di 24,9 miliardi con un incremento del 31,7%.

"Quello che abbiamo sotto gli occhi è l’ennesimo effetto indesiderato della scellerata politica monetaria dettata dalla Banca centrale europea: con 10 rialzi in appena 14 mesi e il tasso base portato dallo zero al 4,5%, anche gli interessi obbligazionari sono cresciuti, troppo" spiega il vicepresidente di Unimpresa, Giuseppe Spadafora.

"Per questa ragione, il taglio dei tassi da parte della BCE non è solo indispensabile, ma urgente. Molti osservatori hanno indicato la riunione di giugno come quella per l’avvio di un ritorno a una politica monetaria più espansiva. Ieri il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, equilibrato e lungimirante, ha detto che l’incertezza sui tagli potrebbe cagionare l’inizio di una nuova fase recessiva. Mi auguro che la linea di Panetta sia prevalente, ma qualche dubbio è legittimo, considerando quali sono gli equilibri all’interno del board della Banca centrale europea. E temo pure che la frenata, sulla riduzione del costo del denaro, da parte della Federal reserve americana possa condizionare per l’ennesima volta le decisioni prese sull’altra sponda dell’Atlantico» commenta Spadafora.
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