(Teleborsa) - Il
voto anticipato al 25 settembre avrà conseguenze anche sul destino della
riforma fiscale. Sembra infatti difficile che si mantenga l’accordo raggiunto tra le forze di maggioranza del governo Draghi, consentendo al Senato di approvarla. Il testo della legge delega è in discussione a Palazzo Madama che, anche se nel pieno dei suoi poteri anche in campagna elettorale, ha di fronte
questioni politiche che porteranno, quasi certamente, al definitivo insabbiamento della riforma. Anche perché si tratta di una
legge delega, che poi viene attuata dal Governo attraverso i decreti legislativi.
Sono ancora in corso le
trattative sulle prossime alleanze elettorali, ma è certo che saranno diverse dalla compagine che ha sostenuto l’Esecutivo Draghi. Si profilano almeno
tre grandi schieramenti, alternativi gli uni agli altri: il centrodestra, il PD con diversi alleati, il Movimento 5 Stelle a sua volta impegnato nella ricerca di alleanze. Sembra probabile che queste forze preferiscano fare la
campagna elettorale proponendo una propria riforma fiscale. In questo caso, si fermeranno i lavori del Senato sulla legge delega, per riprendere con il nuovo Parlamento.
Non si può comunque escludere che invece le forze politiche decidano che l’attuale sintesi raggiunta sul testo approvato alla Camera possa essere accettabile. Un'ipotesi davvero difficile, soprattutto considerate le
polemiche fin qui registrate sulla
riforma del Catasto. In questo secondo caso, ci sarebbero anche i tempi per approvare la delega fiscale in Senato prima della fine anticipata della legislatura. Il nuovo Governo avrebbe poi 18 mesi di tempi per approvare i
decreti legislativi. L’iter della riforma fiscale alla Camera è stato particolarmente difficile, l’approvazione è arrivata a fine giugno 2022 dopo quasi otto mesi di dibattito. Alla fine, le variazioni più rilevanti hanno riguardato il Catasto, il regime forfettario, le detrazioni fiscali.
In realtà la
Legge di Bilancio 2022 ha già iniziato ad attuare la riforma fiscale con il riordino dell’
IRPEF. Gli scaglioni sono infatti diventati quattro e sono state rimodulate aliquote e detrazioni. Anche le
detrazioni sul lavoro dipendente sono state rimodulate e sostanzialmente aumentate. Sul medio periodo, c’è un
effetto redistributivo progressivo, nell’immediato, un vantaggio intorno ai 15mila euro di reddito, e poi intorno ai 40mila. Questo è dovuto soprattutto al fatto che per i
redditi fino a 28mila euro, e poi a calare fino a 40mila euro, era già intervenuta una riduzione del cuneo fiscale con il bonus Renzi da 80 euro al mese / bonus IRPEF da 100 euro al mese, ora incamerato nella riforma.