(Teleborsa) - La
frenata dell’inflazione registrata a marzo dall’Istat non salverà le feste pasquali delle famiglie italiane, che troveranno una brutta sorpresa nell’uovo di Pasqua. Lo afferma il
Codacons, commentando i dati diffusi oggi dall’istituto di statistica.
Il ribasso dell’inflazione è dovuto ancora una volta unicamente alla discesa delle
tariffe di
luce e
gas sul
mercato tutelato e su quello libero, ma per tutti gli altri prodotti siamo ancora in presenza di una emergenza prezzi, con il carrello della spesa che sale del 12,7% su anno – analizza il Codacons – L’inflazione al 7,7% equivale ad una
maggiore spesa pari a +2.252 euro annui per la famiglia “tipo” che sale a +2.917 euro per un nucleo con due figli, ma la brutta sorpresa riguarderà proprio le festività pasquali.
“Il
settore alimentare registra infatti rincari medi del 13,2% che equivalgono ad una maggiore spesa pari a +1.015 euro annui per una famiglia con due figli. Chi si metterà in viaggio durante la Pasqua dovrà invece fare i conti con aumenti medi del 6,3% per i servizi relativi ai trasporti – afferma il presidente
Carlo Rienzi – Questo significa che la Pasqua degli italiani sarà all’insegna dei rincari dei prezzi, e il Governo farebbe bene ad intervenire adottando misure per calmierare i listini al dettaglio, a partire dal taglio dell’Iva sugli alimentari e sui generi di prima necessità”.
"Bene, ottima notizia. Prosegue la discesa dell'inflazione grazie al calo dei beni energetici, ma non basta. Il calo delle bollette di cui si stanno avvantaggiando anche le industrie non si è ancora trasferito su tutti i prezzi finali dei beni. In particolare non è successo per i prodotti alimentari e per il carrello della spesa che restano con la stessa identica variazione tendenziale di febbraio, rispettivamente +13,2% e +12,7%" afferma
Massimiliano Dona, presidente dell'
Unione Nazionale Consumatori.
“Numeri che preannunciano una Pasqua particolarmente salata per gli italiani, i quali per imbandire le tavole e acquistare i prodotti tipici della festività andranno incontro ad una vera e propria stangata, o dovranno sensibilmente ridurre i consumi – avvisa il presidente di Assoutenti
Furio Truzzi - Il Governo deve intervenire prima di tutto azzerando l’Iva su alimentari e generi di prima necessità, e poi rafforzando i poteri del Garante dei prezzi e della commissione di allerta rapida sui prezzi, lavorando con le associazioni dei consumatori per studiare le misure strutturali da intraprendere per calmierare i listini al dettaglio e soprattutto contrastare le speculazioni che ancora oggi si registrano nel nostro paese sul fronte dei prezzi”.
“L’incertezza generata dall’inflazione e la perdita del potere di acquisto degli italiani fanno emergere con evidenza l’effetto di contrazione dei consumi. E questo mette a rischio non solo la tenuta economica delle imprese distributive e produttive ma anche quella di molte filiere di eccellenza, in particolare di tutti i prodotti del Made in Italy che sono emblema delle tipicità del nostro sistema agroalimentare”, ha commentato
Carlo Alberto Buttarelli, Presidente di
Federdistribuzione. "Ancora buoni segnali dal versante dell’inflazione che, come sottolinea l’Istat, continua la fase di rallentamento anche a marzo grazie al calo dei prezzi energetici. Ma se l’
orizzonte si rasserena sul fronte del
comparto energetico, continuano però le tensioni al rialzo dei prezzi dei
beni alimentari non lavorati, su cui pesano l’effetto della siccità e l’onda lunga criticità di un’annata caratterizzata dall'instabilità dei mercati internazionali delle materie prime agricole". Così
Confesercenti in una nota.
"I buoni risultati conseguiti negli ultimi mesi, ottenuti principalmente per il deciso rientro dei prezzi dei prodotti energetici, non debbono, comunque, indurre a trascurare le insidie che si nascondono nel percorso di ridimensionamento dei tassi di variazione dei prezzi. Le pregresse tensioni accumulate nei bilanci delle imprese lungo la filiera che collega importazioni, prezzi alla produzione e all’ingrosso, fino al comparto della distribuzione finale, sono ancora presenti. Il contenimento delle dinamiche inflazionistiche rappresenta, indubbiamente, un solido presupposto per una seconda parte dell’anno più dinamica in termini di attività produttiva. Ma questo non significa che le perdite di potere d’acquisto di redditi e ricchezza liquida non abbiano già oggi impatti negativi sia sul versante dei consumi delle famiglie sia della crescita". Così scrive l’
Ufficio Studi di Confcommercio in un comunicato.