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A2A, non c'è transizione energetica senza risolvere il problema teleriscaldamento

Energia, Finanza
A2A, non c'è transizione energetica senza risolvere il problema teleriscaldamento
(Teleborsa) - La transizione ecologica richiede di ottimizzare le risorse nel modo più efficiente possibile. L’elettrificazione della mobilità è sicuramente utile per diminuire le emissioni locali di gas serra ed agenti inquinanti, ma il riscaldamento degli ambienti domestici e di lavoro resta una delle attività col maggior impatto da un punto di vista ambientale.

Il teleriscaldamento utilizza il calore prodotto dai grandi energivori, come i data center o le industrie metallurgiche, per riscaldare gli ambienti senza produrre ulteriore CO2. Che si tratti di distribuire energia elettrica o calore, il problema principale per lo sfruttamento di questi servizi risiede nelle infrastrutture. Ne Parliamo con Francesco Buresti, responsabile della Business Unit Smart Infrastructures di A2A.


La transizione ecologica passa dalle infrastrutture: qual’è il ruolo di A2A e quali sono le innovazioni?

A2A gestisce la maggior parte dei vettori energetici, dal dal gas all'elettricità, al riscaldamento e quindi è totalmente coinvolta nel fabbricare di questo futuro decarbonizzato che stiamo cercando In particolare quello che stiamo facendo è un potenziamento fortissimo della rete elettrica, che nel caso di Milano vedrà un raddoppio delle infrastrutture di cabina primaria, quindi di entrata dell'energia in alta tensione in città, e una totale riorganizzazione della rete di media tensione. Stiamo anche cercando di sviluppare il teleriscaldamento per risolvere uno dei temi più difficili della transizione energetica, che è quello del riscaldamento delle abitazioni, e che continua ad essere la soluzione economicamente più efficiente.

Manterremo anche per tutto il periodo quella che è la rete gas per i consumi durante tutto il periodo di transizione, in vista di un potenziale utilizzo di nuove molecole decarbonizzate, come ad esempio biometano o idrogeno, che potranno entrare in questo mix energetico.


Relativamente alla mobilità sostenibile, a che punto siamo e quali sono le possibilità relativamente alla distribuzione delle colonnine di ricarica?

Siamo chiaramente molto indietro a livello paese, nella zona della Lombardia di Milano la densità di colonnine è chiaramente più alta, ma resta un tema strutturale molto interessante, perché le colonnine tradizionali non offrono un'esperienza utente soddisfacente, visto che i tempi di ricarica sono ancora lunghi, mentre quelle ad alta potenza risolvono il problema dei tempi, ma una colonnina da 150 kW assorbe quasi quanto 50 appartamenti, quindi è un'infrastruttura davvero molto complessa. Noi stiamo puntando su un tipo di infrastruttura differente, che è quella di utilizzare dei punti di ricarica lenta, con una esperienza simile a quella del wallbox domestico, ma con una diffusione capillare lungo le strade della città e con un basso impatto estetico. Un'infrastruttura molto distribuita che possa fornire energia a chi vuole ricaricare anche tutta la notte.

Relativamente al riscaldamento, in che modo il teleriscaldamento riesce a avere meno impatto sull'ambiente, generando meno CO2 ed essere quindi più sostenibile?

Il teleriscaldamento ha due grandi opportunità di efficienza energetica, da una parte ha una produzione centralizzata e distribuita in maniera intelligente a più abitazioni, e quindi più efficiente, ma soprattutto può recuperare calore disperso sul territorio. Noi oggi come oggi abbiamo quasi il 50% di calore che viene recuperato da infrastrutture industriali che vanno dai termovalorizzatori alle acciaierie, passando per le vetrerie, e in futuro coinvolgeremo anche i data center, che sono una infrastruttura in forte crescita attorno alle città e che ha dei consumi energetici molto grossi e che possiamo recuperare.


Attualmente quanta area urbana si riesce a coprire con questa tecnologia?

In questo momento la domanda di riscaldamento coperta dal teleriscaldamento a Milano è tra il 10% e il 12%, mentre a Brescia è il 70%. A Milano c'è un'opportunità di sviluppo che in questo momento potrebbe consentire quasi un raddoppio del riscaldamento, mentre in futuro vedremo di essere sempre più bravi a recuperare calore sul territorio per estendere questo servizio.


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