(Teleborsa) - Secondo le stime di S&P, l'
indebitamento sovrano rimarrà elevato e raggiungerà i
10.500 miliardi di dollari nel 2023, quasi il 40% in più rispetto alla media storica precedente alla pandemia COVID-19. I Paesi sviluppati in Europa e l'America Latina registreranno il rialzo più significativo degli indebitamenti a causa della crescita stagnante e delle pressioni di bilancio, dovuti anche dagli elevati prezzi dell'energia. A
livello globale, S&P prevede che il
costo netto delle misure fiscali legate all'energia raggiungerà la considerevole cifra di
1,65 mila miliardi di dollari nel 2022-2023 (1,7% del PIL mondiale).
Il report ha sottolineato che
politiche monetarie più restrittive e più prolungate manterranno i costi degli indebitamenti sovrani a livelli mai visti nell'ultimo decennio, più che raddoppiando i costi di emissione per i soggetti sovrani avanzati e mantenendoli elevati per i sovrani nei mercati emergenti.
I 30
Paesi europei sviluppati con rating di S&P emetteranno quest'anno circa
1,75 mila miliardi di dollari di debito commerciale lordo a lungo termine, 348 miliardi in più rispetto al 2022. Gli elevati
stock di debito, gli ampi deficit fiscali, gli effetti del tasso di cambio e dell'inflazione, nonché la riduzione delle riserve di liquidità, spiegano perché le emissioni lorde rimangono elevate quest'anno. Il 2023 segna anche la transizione dal QE al QT, il che significa che i
titoli di Stato europei dovranno fare affidamento sui creditori commerciali per assorbire il 100% della nuova offerta, il che sottoporrà i piani di bilancio a un maggiore controllo soprattutto con l'avvicinarsi del 2024.
Tuttavia, l'aumento dei
tassi di mercato si riflette solo gradualmente sull'aumento dei
costi fiscali per il pagamento degli interessi. Infatti, in percentuale del PIL, il rollover del debito al 2023 per i cinque maggiori emittenti governativi europei sviluppati in termini assoluti (Regno Unito, Italia, Germania, Francia e Spagna) rimane di poco superiore all'11% del PIL. Le eccezioni più significative sono l'
Italia e il
Regno Unito, dove gli strumenti indicizzati all'inflazione e a tasso variabile in percentuale del debito totale sono più elevati rispetto agli altri Paesi.
Con l'inversione del ciclo globale dei tassi d'interesse, S&P prevede che i
mercati emergenti (EM) dell’area EMEA accresceranno in misura modesta l’indebitamento commerciale lordo a lungo termine nel 2023, probabilmente a 434,9 miliardi di dollari per l'anno. Le variazioni della politica monetaria statunitense restano un rischio fondamentale per le condizioni di finanziamento degli EM, così come la volatilità valutaria ad esse correlata.
Lo stock di
debito commerciale degli emittenti dell'area EMEA dovrebbe raggiungere i 2,9 mila miliardi di dollari equivalenti (36,1% del PIL) entro la fine del 2023, un record in termini di dollari ma ancora al di sotto del picco del 43,4% in termini di PIL registrato durante la pandemia. L'Egitto rimarrà probabilmente il maggiore emittente emergente di debito commerciale dell'area EMEA, con la Turchia non molto distante.