Il Medio Oriente, l'Europa, il mondo attendono questa fioritura. Il Medio Oriente, in particolare, è da troppi anni teatro di guerre fratricide, che sembrano nascere l'una dall'altra, come se l'unica risposta possibile alla guerra e alla violenza dovesse essere sempre nuova guerra e altra violenza.
Per quanto tempo dovrà soffrire ancora il Medio Oriente a causa della mancanza di pace? Non possiamo rassegnarci alla continuazione dei conflitti come se non fosse possibile un cambiamento in meglio della situazione! Con l'aiuto di Dio, possiamo e dobbiamo sempre rinnovare il coraggio della pace! Questo atteggiamento conduce ad utilizzare con lealtà, pazienza e determinazione tutti i mezzi della trattativa, e a raggiungere così concreti obiettivi di pace e di sviluppo sostenibile.”
E' stata una staffilata dunque, per la Turchia di Erdogan, la frase di Papa Francesco: il ricordo del genocidio degli Armeni da parte dell'Impero Ottomano, che ne temeva l'indipendenza sostenuta dalla Russia degli Zar, ha colpito le ambizioni del governo di Ankara, che ha approfittato delle difficoltà dell'Egitto, dopo la caduta di Mubarak, per espandere la sua influenza nell'area mediterranea. La colpa, ancora una volta, è stata dell'Unione europea: dopo aver tenuto la Turchia in lista d'attesa per anni, improvvisamente ha deciso di non ammetterla, creando un desiderio di rivalsa di cui oggi si vedono gli effetti.
Questa politica di espansione, definita neo-Ottomana, ha dovuto fare perno sul fattore religioso, enfatizzando anche i conflitti prima sopiti e sopratutto abbandonando per la prima volta dai tempi di Ataturk la tradizionale laicità del potere politico turco. Ankara, dopo le cosiddette primavere arabe, ha dato sostegno ai Fratelli musulmani in Egitto, consentendo la vittoria del Presidente Morsi, poi soppiantato da Al Sisi dopo un periodo di turbolenze. Così, è stato evidente il suo appoggio al governo islamista libico di Tripoli e Misurata, che si scontra con quello di Bengasi sostenuto a sua volta dall'Egitto di Al Sisi.
Le antiche colpe del genocidio armeno richiamano responsabilità attuali.
Le religioni, ebraica, cristiana e musulmana, devono essere strumento di pace: per costruire un mondo in cui gli uomini non vengono né uccisi, né depredati economicamente da altri uomini.
Pace e sviluppo sostenibile sono le due facce della nuova medaglia, il conio di Francesco.
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