Il governo ha svelato la
riforma della scuola, annunciando l'assunzione di quadi
150 mila insegnanti, ma non risolvendo il
problema delle retribuzioni, che restano inferiori alla media europea. Su questo e su altri temi ci siamo soffermati con il Presidente di ANIEF e segretario Confedir, Marcello Pacifico, chiedendo la sua opinione in proposito.
Siete soddisfatti della promessa di assumere 150 mila docenti? "Più che soddisfatti - sottolinea Pacifico - prendiamo atto finalmente che il governo sta cominciando a pensare di stabilizzare gli insegnanti precari che hanno lavorato per due soldi in tutti questi anni", ma si tratta di un atto quasi dovuto, in vista della imminente sentenza della Corte europea, che avrebbe di fatto intimato all'Italia la
stabilizzazione degli insegnanti precari. Resta inoltre il grande problema dei
100 mila insegnanti che sono fuori dalle graduatorie e che, quindi, resteranno precari.
Che dire del congelamento degli stipendi? Il problema è stato affrontato da Marcello Pacifico su due livelli: il posto che compete alla voce "adeguamento al costo della vita" nella finanziaria e la misura degli stipendi. Riguardo il primo aspetto, il leader del sindacato della sucola ricorda che,
sino al 2009, i governi inserivano nella finanziaria quando necessario per adeguare gli stipendi al costo della vita, ma oggi la consuetudine andrebbe ripresa, considerando che nel privato gli stipendi sono aumentati dell'1,4% nell'ultimo periodo ed evitando di attingere ai fondi d'istituto che implicherebbero l'offerta di minori servizi alle famiglie. Il secondo aspetto riguarda la misura dello stipendio, perché pur essendo ideologicamente favorevoli al merito, le
retribuzioni restano troppo basse, il che porta ad una
proletarizzazione della professione.
Siamo destinati ad avere un corpo docente sempre meno soddisfatto e studenti sempre più impreparati? Precisando che essere un insegnante precario significa quanto meno avere due o tre abilitazioni alle spalle ed aver passato varie selezioni, Pacifico esclude di fatto una preparazione inadeguata, ricordando che questo è quello che chiede lo Stato oggi agli insegnanti per poter lavorare, proprio perché ogni anno non vengono assegnati i posti di diritto. Invece, "il problema dell'apprendimento agli studenti - secondo il segretario confederale - è serio e và affrontato, con particolare riguardo all'informatica ed agli strumenti digitali ed all'apprendimento della lingua straniera" su cui l'Italia resta molto indietro.
Guardando al boom dei NEET, come si può ottenere un avvicinamento del mondo della scuola e del lavoro? Accogliendo con favore l'obbligatorietà dello stage per gli studenti e per i tecnici, predisposta dal Governo, il sindacato ANIEF rileva però che esiste un problema per alcune aree del Sud, dove non vi sono abbastanza aziende per poter far fare lo stage a tutti. Inoltre, per combattere il fenomeno dei NEET - si sottolinea - bisognerebbe rifarsi ad una vecchia legge del Ministro Berlinguer del 1999, che prevedeva l'obbligo formativo sino ai 18 anni, affiancandola con misure che assicurino l'alternanza fra studio e lavoro ed evitino gli abbandoni a 16 anni. Questo implica ovviamente che si facciano degli investimenti, per aumentare il numero di classi ed istituti, e non andare nel senso opposto, riducendo di un anno le superiori ed il numero di istituti.
(Foto: Alexas_Fotos /Pixabay)
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