(Teleborsa) - La riduzione attesa della popolazione e del numero di contribuenti, con una spesa sanitaria pubblica a carico di ciascun lavoratore che passerebbe dagli attuali 5.886 euro a 11.151 euro al 2050, pone un problema di sostenibilità della spesa sanitaria. È uno degli elementi emersi dal Forum Meridiano Sanità “Prevenzione e innovazione per l’evoluzione sostenibile del sistema sanitario e la crescita economica dell’Italia” realizzato da
The European House – Ambrosetti e patrocinato dall’
Istituto Superiore di Sanità e dalla
Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome.
Secondo le stime contenute nel rapporto il nostro SSN si trova infatti a rincorrere affannosamente l’aumento dei bisogni di
salute e assistenza in un quadro di riduzione dei
cittadini in età attiva, principali contribuenti della
spesa sanitaria pubblica. Per soddisfare i
crescenti bisogni di salute e assistenza, secondo lo scenario previsionale di Meridiano Sanità, la spesa sanitaria pubblica dovrebbe raggiungere i
211,3 miliardi di euro, a prezzi correnti, nel 2050 (pari a circa il 9% del PIL, valore superiore all’attuale 6,7% ma inferiore rispetto alle incidenze attuali che si registrano in
Germania e
Francia dove la spesa sanitaria pubblica supera il 10%) rispetto ai 134,7 attuali (+56,9%), ma senza politiche attive per il mercato del lavoro il numero di occupati diminuirà del 17,2%, a 19 milioni.
“Nel quadro attuale – ha spiegato
Valerio De Molli, Managing Partner e CEO, The European House – Ambrosetti – la spesa sanitaria pubblica in capo a ciascun lavoratore italiano al 2050 quasi raddoppierà, da 5.886 a 11.151 euro. Per questo, per garantire la tenuta del sistema sanitario e, più in generale di welfare, serve una strategia e una visione unitaria di demografia, economia e salute. Inoltre, rendere sostenibile la spesa sanitaria pubblica significa definire politiche per la natalità per allineare il tasso di natalità italiano alle media dei primi 5 Paesi europei (11,1 nati per 1.000 abitanti vs. 6,7 in Italia) e promuovere la partecipazione al mercato del lavoro (oggi al 62% rispetto all’82% medio dei primi 5 Paesi europei) anche attraverso l’attrazione di capitale umano qualificato dall’estero continuando nel processo di adeguamento dell’età pensionabile all’aspettativa di vita in costante aumento. Sullo sfondo rimane la necessità di avviare un dibattito serio e costruttivo sul finanziamento della nostra sanità che dovrebbe basarsi su una concreta integrazione tra pubblico e privato e sull’ottimizzazione dei 3 pilastri del nostro SSN”.
Il rapporto ha evidenziato anche alcune criticità del settore sanitario. Le carenze più significative riguardano alcune
professioni, a partire dai
Medici di Medicina Generale, nei quali è in ritardo il ricambio generazionale (il 75% dei MMG ha oltre 27 anni di anzianità) e dagli infermieri, che hanno un limitato riconoscimento economico e professionale rispetto ai colleghi europei: con 6,2 infermieri per 1.000 abitanti, l’Italia ha la metà degli infermieri della
Germania rispetto alla popolazione (12 per 1.000 abitanti), Paese in cui le retribuzioni sono superiori al 30% rispetto al nostro Paese.
La
crisi di capitale umano pesa anche sulle liste d’attesa del sistema sanitario pubblico che, secondo 1 cittadino su 2 (49,5%) rappresenta il principale ostacolo all’accesso alle prestazioni, soprattutto dopo l’emergenza COVID-19, dato che nel triennio 2020-2022 sono state perse 16,1 milioni di prime visite e 22,8 milioni di visite di controllo rispetto al 2019.
Ulteriore elemento di riflessione, la necessità di accelerare nella completa attuazione della Riforma dell’assistenza territoriale e delle altre misure del
Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). La messa a terra degli investimenti previsti dalla Missione 6 “Salute” procede secondo i tempi del cronoprogramma europeo, ma stando all’ultimo monitoraggio di AGENAS, risultano attive appena 187 Case della Comunità, 76 Ospedali di Comunità e 77 COT, pari rispettivamente al 18%, al 24,8% e al 9,9% dei target rivisti dal Governo per far fronte all’aumento del 30% dei costi dei materiali di costruzione. Grazie anche al rafforzamento dei sistemi informativi, della telemedicina e dei dati, cui il PNRR destina oltre 4 miliardi di euro, la
collaborazione tra MMG, farmacisti e gli altri professionisti delle cure primarie rappresenta la via maestra per offrire ai pazienti, sempre più spesso con
comorbidità croniche, un’assistenza continuativa e sempre più di prossimità.