(Teleborsa) -
"Trasformare il nostro mondo. L’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile": è il titolo di un documento redatto dall’organizzazione delle Nazioni unite, che comprende 17 obiettivi interconnessi, come strategia "per ottenere un futuro migliore e più sostenibile per tutti". In questi obbiettivi il
real estate ha un ruolo cruciale, non soltanto relativamente alle nuove costruzioni, che devono essere sempre più energicamente
efficienti e sostenibili, ma anche per le aree dove si concentrano le nuove opere edili. In questo senso, la
rigenerazione di aree urbane in declino o del tutto abbandonate gioca un ruolo assolutamente strategico.
Made Expo 2023, il salone dell'innovazione e della sostenibilità per il mondo delle costruzioni nel futuro, è stato un’ottima occasione di
incontro e confronto per player e stakeholder di questo settore.
Secondo
Francesca Zirnstein, direttore di Scenari immobiliari, in Italia ci sono circa
900 kmq suscettibili di rigenerazione, per un valore totale, comprensivo di indotto, di circa
2300 miliardi di euro. Questo tipo di approccio andrebbe a creare valore soprattutto nel
Centro e Sud Italia, dove le aree da rigenerare sono numerose ed ancora non soggette a questo processo, a differenza di Lombardia e Piemonte, dove i casi virtuosi sono ormai numerosi.
Ma quali sono le
tendenze del real estate italiano e gli orientamenti del mercato? A questa domanda ha cercato di rispondere l'indagine
Italy Live Work Shop di CBRE.
Secondo
Alberto Cominelli, Head of Project Management dell’azienda, il
trend attuale spinge verso l’affitto, motivando quindi le numerose scelte di
Build To Lease. La popolazione più anziana tende a spostarsi all’esterno delle città, mentre i giovani sono più motivati a vivere verso il centro, soprattutto per necessità lavorative. L
a pandemia ha influenzato il modo di vivere le abitazioni della popolazione, che vede ormai lo
smart working come una normalità e necessita di spazi abitativi adatti anche a lavorare. Nonostante sia sempre meno frequentato però
l’ufficio, secondo Cominelli, resta un buon ambito in cui investire, essendo una
asset class duratura. Anche il
retail sta vivendo una
ripresa decisa, lo studio infatti rivela un forte ritorno agli acquisti in shop, ed un arresto degli e-commerce, il cui tasso di crescita è tornato ai livelli pre-pandemia, segno appunto che il mondo del retail è ancora in ottima salute e non è stato cancellato dalle abitudine di shopping imposte dal lockdown.
Come anticipato da
Francesca Zirnstein, Lombardia e Piemonte sono le due regioni più attive nel campo della rigenerazione urbana, ed alcuni
esempi virtuosi arrivano proprio dall’area metropolitana di
Milano. FS sistemi urbani ad esempio sta riqualificando numerosi
scali ferroviari dismessi, creando importanti
opportunità di investimento anche in sinergia con le olimpiadi invernali. Allo stesso modo, anche se in un’ottica più residenziale, le
aree di Expo 2015 sono state
riconvertite creando uno dei primissimi smart district italiani. E’ il caso del
Mind District di cascina merlata, interamente
cablato in fibra ottica da Open Fiber, che offre tutte le asset class di investimento, dal residenziale al retail, con un occhio di riguardo per l’innovazione portata dal mondo delle startup e della ricerca tecnologica. Secondo
Fabrizio Zichichi, Project Lead di
Lend Lease (la società che ha curato lo sviluppo dello smart district), il
mercato è decisamente attivo e reattivo a questo genere di iniziative, e progetti innovativi, come appunto gli smart district, sono in grado di attrarre investimenti di medio e lungo periodo, nonostante il periodo di crisi.
Anche in ottica aziendale la
rigenerazione di aree urbane dismesse ha un
ruolo strategico di rilievo, con interessanti ricadute sull’indotto locale, è ad esempio il caso del
Porsche experience Center di Franciacorta; in questo caso, il celebre marchio automobilistico ha acquisito un’area poco sfruttata in cui era presente solo un kartodromo, trasformandola nel primo experience center italiano dedicato agli appassionati. L’architetto
Federica De Leva ha evidenziato come nei suoi due anni di attività, il progetto di Porsche ha avuto una
ricaduta positiva su tutta la zona circostante, generando un’importante contributo all’economia locale, in particolare per le attività relative all’hospitality ed alla ristorazione.